(foto LaPresse)

E uscimmo a non sentir le balle

Andrea Marcenaro

Anche Dante avrebbe avuto problemi con la quarantena se gli fosse capitato di vedere certa tivvù

Stai in casa, ti dicono, guarda la tivù. E noi si obbedisce. Ma se in quei tempi lontani fosse esistito per assurdo l’apparecchio, e con esso le trasmissioni di approfondimento, e tra esse l’approfondimento della signora Gruber, con le presenze incessanti dei Travaglio, degli Scanzi, o se no dei Damilano. E per assurdo immaginando Dante Alighieri, poeta sommo testé celebrato, oltreché cronista formidabile, accoccolato in poltrona, il quale, accesa la tivù, fosse capitato su “8 e ½”. E immaginandolo sbalordito a sua volta davanti alla montagna di letame che quel trust di cervelli riesce sempre ad accumulare. E niente, finito, tutto qui. Solo per dire di un potere della tivù. E di come mediocri robazze potrebbero cambiare perfino il corso della più sublime letteratura. E di come l’ultimo verso dell’Inferno, dell’Inferno di Dante, stiamo dicendo, avrebbe rischiato anch’esso di concludersi nel terribilmente meno poetico, quantunque consolante: “E quindi uscimmo a non sentir le balle”.

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  • Andrea Marcenaro
  • E' nato a Genova il 18 luglio 1947. E’ giornalista di Panorama, collabora con Il Foglio. Suo papà era di sinistra, sua mamma di sinistra, suo fratello è di sinistra, sua moglie è di sinistra, suo figlio è di sinistra, sua nuora è di sinistra, i suoi consuoceri sono di sinistra, i cognati tutti di sinistra, di sinistra anche la ex cognata. Qualcosa doveva pur fare. Punta sulla nipotina, per ora in casa gli ripetono di continuo che ha torto. Aggiungono, ogni tanto, che è pure prepotente. Il prepotente desiderava tanto un cane. Ha avuto due gatti.