(foto LaPresse)

Non c'è motivo per tenere in piedi Bonafede

Guido Vitiello

Finiremo per perdonarli, un giorno, quelli che ci stanno infliggendo il ministro della Giustizia più scandaloso della storia repubblicana. Ma fra trent’anni, o fra trecentocinquanta: non certo mercoledì

La sentenza di La Rochefoucauld, secondo cui i vecchi amano dare buoni consigli per consolarsi di non poter più dare cattivi esempi, è stata emessa circa trecentocinquant’anni fa, e possiamo considerare decorsi tutti i termini di prescrizione. Dormano quindi il sonno dei giusti Luciano Violante e Gherardo Colombo: la nostra pretesa punitiva si è affievolita insieme a ogni residuo di malanimo. Dice il primo che il carcere andrebbe ridotto al minimo indispensabile; il secondo fa anche di meglio, e predica (non da oggi, in verità) che il carcere così com’è andrebbe abolito. E noi non possiamo che dar loro un abbraccio benedicente (anche se ci andrei piano con il vitello grasso). Del resto, la dottrina Borrelli ci ha sempre ripugnato, e per lasciarli liberi non ci aspettiamo che confessino le loro esorbitanti responsabilità nella propagazione del morbo del populismo penale, né che spezzino il sodalizio denunciando vecchi compari che ancora sono in giro a far danni. Le buone prediche male non fanno, e la vanità è tutto sommato un peccato veniale. Detto questo, e riconosciuto il diritto di Violante ai suoi bagni termali nel Lete e a Colombo quello di continuare a lucidare il monumento di bronzo a sé medesimo, resta in vigore per tutti gli altri l’ordalia di La Rochefoucauld. E magari finiremo per perdonarli, un giorno, quelli che ci stanno infliggendo il ministro della giustizia più scandaloso della storia repubblicana. Ma fra trent’anni, o fra trecentocinquanta: non li perdoneremo certo mercoledì, se terranno in piedi Bonafede – e men che meno alle prossime elezioni.