Antonio Di Pietro e Gian Carlo Caselli a un convegno organizzato dai Cinque stella sulla corruzione (foto LaPresse)

La storia dei supplementari tra politica e magistratura

Guido Vitiello

Ora che siamo a un passo dai rigori e l’Anm Football Club è così malridotto che sembra impossibile mancare la rete, mi permettete di bestemmiare quando vedo che il nostro rigorista è Fofò Bonafede?

Dopo un sonnecchiante primo tempo, con le squadre in sostanziale equilibrio, segnammo un gol clamoroso all’87’. Quasi tutto lo stadio era dalla nostra parte. Loro però avevano in pugno l’arbitro, e il gol fu annullato. A quel punto si erano presi spavento, e ci fregarono in contropiede: tra il 92’ e il 93’, poco prima del fischio finale, sembravano avere la vittoria in tasca. Ma il pallone, come usa dire, è tondo, e al 94’, per il rotto della cuffia, pareggiammo con un fantasista appena sceso in campo… Ora spostate l’apostrofo all’inizio dei numeri, in modo da trasformare i minuti in anni, e avrete una sintesi fedele della nostra partita con la magistratura: il referendum Tortora vanificato dalla legge Vassalli, Mani Pulite, la vittoria di Forza Italia. La storia dei supplementari è nota: il numero 10 fu marcato a uomo più o meno con lo stesso garbo che Gentile riservò a Maradona. Si mangiò due o tre volte l’occasione di separare le carriere tra giocatori e arbitri, per poi lanciarsi in slalom sempre più velleitari. La squadra avversaria, del resto, aveva punte piuttosto scarse ma una difesa di ferro alle spalle, con un sistema collaudatissimo di marcature. Così, uno dopo l’altro, i nostri migliori uomini furono azzoppati, ammoniti, espulsi o squalificati. Ora però siamo a un passo dai rigori, e l’Anm Football Club è così malridotto che sembra impossibile mancare la rete. E allora, quando vedo che il nostro rigorista è Fofò Bonafede, un brocco che tira nella sua stessa porta ed esulta pure, mi permettete di bestemmiare?

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