Sanno essere feroci, i coccodrilli

Guido Vitiello

E' triste pensare che di tutta l’opera di una vita i giornali abbiano depositato a riva qualche brandello, per darlo in pasto ai lettori: Cordero, il giurista che inventò il Caimano

Pagine dal libro della giungla: “Morto Franco Cordero, il giurista che inventò il Caimano” (la Repubblica); “E’ morto Cordero: inventò il Caimano” (il Fatto Quotidiano). Sanno essere feroci, i coccodrilli, quasi più delle iene dattilografe. E se Cordero, nuotatore instancabile, sarà senz’altro già sgusciato via dalle loro fauci, è triste pensare che di tutta l’opera di una vita i coccodrilli abbiano depositato a riva proprio quel brandello, per darlo in pasto ai lettori: Cordero, il giurista che inventò il Caimano. Fu il suo contributo al nostro ricco bestiario inquisitorio, tra la Balena bianca e il Cinghialone: “La metafora del caimano coglie la potenza biologica, monolitica dell’individuo: può essere solo così. E va avanti non a colpi di raziocinio, ma guidato da riflessi. Come lo squalo, il caimano non sbaglia l’azzannata”. Queste sue parole ho letto sul Fatto del 9 maggio, che per puro caso era anche l’anniversario dell’omicidio di Marta Russo, nel 1997. Ebbene, la prima volta che incontrai il nome di Cordero era in calce a un articolo sul Corriere della Sera che commentava le abominevoli storture di quel processo: “Teoremi. Ne elabora finché vuole l’inquisitore, lavorando in segreto su animali confessanti: concepita un’ipotesi, vi edifica cabale induttive; l’assenza del contraddittorio apre un vuoto logico aperto al pensiero paranoide; trame lambiccate eclissano i fatti”. Preferisco dimenticare la zoologia fantastica e un poco oscurantista dei suoi ultimi anni, e tenermi caro il Cordero che denunciava gli esperimenti sugli animali umani.

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