I boss scarcerati dal 41bis non sono 376. Sono 3

Guido Vitiello

Gli altri erano nel circuito detentivo di alta sicurezza e per la maggior parte in attesa di giudizio. Perché allora parlare di un numero così alto? Perché così il cittadino si indigna

Il guaio di contar balle è che poi basta il pallottoliere a ricontarle. Massimo Bordin non riusciva a capacitarsi di come si potesse ripetere tranquillamente per anni la storia dei 334 boss mafiosi ai quali Conso nel 1993 avrebbe revocato il 41bis come segnale di distensione nel quadro della cosiddetta trattativa. A conti rifatti, i siciliani nella lista erano 23, e ad aver qualche peso erano appena tre, uno dei quali, Geraci, era un ottantenne cieco per il diabete e poi morto ai domiciliari. Perché allora parlare di 334 boss? Perché messa così il cittadino si indigna, rispondeva Bordin. Ci ho ripensato leggendo un altro riconteggio, fatto dal professore Stefano Anastasia, garante dei detenuti del Lazio, sul Riformista di ieri. Da giorni si parla dei 376 boss scarcerati dal 41bis per motivi di salute. Ebbene, non sono 376: sono tre. Gli altri erano nel circuito detentivo di alta sicurezza, il che vuol dire che nessuno di loro era stato considerato così pericoloso da stare al 41bis. Di questi 373, aggiunge Anastasia, ben 196 erano in attesa di giudizio, “e dunque, secondo quel vecchio arnese della Costituzione, ancora legalmente innocenti”. Gli stessi magistrati che ne avevano convalidato l’arresto hanno ritenuto che la misura cautelare non fosse più necessaria in quella forma. Solo 155 sono stati i provvedimenti di scarcerazione adottati dai magistrati di sorveglianza, in base alla legge e alle convenzioni internazionali in materia di diritti umani. Perché allora parlare di 376 boss? Perché messa così il cittadino si indigna, sento rispondermi da lassù.

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