Salvini, il pirata

Guido Vitiello

Il quesito che si cela dietro alla foto del leader in Aula, con la sua mascherina nera e il tricolore

Sembra l’illustrazione di un vecchio libro di pirati. Il capitano, seduto sul suo scranno, lo riconosci da una benda nera; non è sull’occhio guercio, però: l’ha sistemata a coprire il naso e la bocca. Sul cassero del galeone semideserto lo circonda una piccola ciurma di bravacci e malecarni. Si fa sotto il nostromo, quasi a proteggere il capo e a tenere alla larga gli intrusi – due occhi taglienti di sfida spuntano a filo della maschera bianca. La prima didascalia che verrebbe in mente a qualunque bambino è: brutti ceffi. E invece è soltanto una foto di Salvini, Bagnai e gli altri leghisti che occupano il Parlamento.

 

Non abbiate fretta di scartare la didascalia del bambino, però, perché in quella fotografia potrebbe annidarsi la risposta più icastica e persuasiva a una domanda che serpeggia ormai da settimane, e che Matteo Renzi ha riproposto appena ieri. Com’è possibile lasciar fare a Conte cose che, se Salvini ne avesse fatta la metà, tanti italiani (e io per primo) avrebbero scatenato il finimondo? Ebbene, ho passato in rassegna le risposte più comuni – siamo naturaliter sudditi, ci stanno bene le bastonate purché ci piaccia il bastonatore, siamo ipocriti fino al midollo e demonizzatori fino all’ossessione – ma mi pare che all’elenco manchi sempre qualcosa di essenziale, qualcosa che quella foto rivela in un colpo d’occhio suscitando, per antitesi, la domanda fatale: affidereste un obolo della vostra libertà a una ciurma di pirati che ha tutta l’aria di non volervela dare indietro?

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