Coronavirus, la domenica delle Palme sul tetto della chiesa di San Pio X alla Balduina (foto LaPresse)

Si è risolto il Mes e vuoi che non si trovi il modo per celebrare le messe?

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Ti amo, ai sensi degli artt. 46 e 47 dpr 445/2000.

Alessio Viola

 

Al direttore - Lillo Mannino è un uomo onesto e leale che ha combattuto la mafia. A dirlo, dopo tanti anni, è stata una sentenza – l’ultima – che lo assolve da ogni sospetto dopo anni e anni di maldicenze. Per chi lo ha conosciuto e frequentato questo è sempre stato un punto fermo. Ora sarebbe giusto che a ribadire quel punto provvedessero anche tutti quelli che lo hanno avversato. Fuori e anche dentro alla Dc. Se lo merita lui, che ha sofferto di tante tribolazioni. E se lo merita la politica, tutta quanta, che non può sempre vivere di ombre. Non mi fa velo l’amicizia di tanti anni. E vorrei che agli altri non facesse velo l’inimicizia.

Marco Follini

 

Al direttore - Leggo che l’on. Laura Boldrini ha presentato un’interrogazione in cui lamenta che nelle recenti nomine dei consigli di amministrazione e nei comitati tecnico-scientifici sono state trascurate le figure femminili. Da tempo la questione delle “quote rosa” viene invocata, talvolta in maniera ipocrita, da politici e giornalisti solo per compiacere l’interlocutrice di turno. A me pare che il problema dell’equità anche di genere nelle responsabilità politiche, economiche e amministrative vada posto in una diversa prospettiva che, insieme al dato storico della discriminazione femminile, consideri specialmente il merito. Vi sono ministri e ministre competenti e incompetenti, giornalisti e giornaliste affidabili e inaffidabili, scienziati e scienziate eccellenti e fasulli, magistrati e magistrate valenti e imbroglioni, ragione per cui la distinzione di genere non implica necessariamente l’appartenenza al primo o al secondo gruppo. Anche i cretini, secondo Carlo Cipolla, sono distribuiti in maniera equa in tutte le categorie. Se dobbiamo insorgere in nome dell’equità per evitare i disastri in politica, economia, informazione e giustizia, forse sarebbe meglio attenerci al criterio della competenza versus l’incompetenza. Oggi, più che mai, il discorso del merito indipendentemente dal genere dovrebbe essere scelto per garantire la rinascita civile del paese. Un saluto.

Massimo Teodori

 

Al direttore - Che questo fosse un governo poco e nulla sensibile alle istanze spirituali, e cattoliche in particolare, s’era capito da tempo. E quanto accaduto di recente – ne sa qualcosa il povero don Lino Viola, parroco di Gallignano, per non dire delle immagini sconcertanti viste il 25 aprile con la gente in strada a festeggiare la liberazione (anche dai preti massacrati dai partigiani?) mentre i fedeli chiusi in casa – non ha fatto altro che confermarlo. E questo con buona pace di quei prelati che spesso confondendo l’economia della salvezza con la salvezza dell’economia (anche intra moenia), sogliono strapparsi le vesti a senso unico, come quando Salvini chiese (certo pro domo sua, ma così funziona la politica signora mia) che almeno a Pasqua fosse consentita la messa. Sorprende quindi assai poco che il governo, nascondendosi dietro al paravento dell’ineffabile comitato tecnico-scientifico che ben figurerebbe in un racconto di Solovev, non abbia “concesso” di poter tornare a celebrare le messe coram populo limitandosi a “concedere”, bontà loro, la facoltà di celebrare i funerali pur con inutili lacci e lacciuoli. Detto ciò, bene ha fatto la Cei a lamentarsene, né a questo punto poteva fare diversamente (anche se non s'è capito molto il senso di quel riferimento all’“impegno al servizio dei poveri” in chiusura di comunicato, come se la missione della chiesa fosse primariamente servire i poveri; o c’era dell’altro nel messaggio?). Ma resta la sensazione che la pur dura presa di posizione dei vescovi sia arrivata fuori tempo massimo. Va bene interloquire, vanno bene la diplomazia e la prudenza, ma la voce grossa andava fatta prima. E’ stato sempre chiaro a tutti e fin dall'inizio che non c’era, né c’è alcuna giustificazione di ordine sanitario che sconsigliasse (sconsigli) di poter dire messa con il popolo. Con le dovute cautele, i rischi non sono certo superiori rispetto ad altre situazioni (vedi i supermarket). In Polonia, per dire, hanno trovato il modo di fare le celebrazioni in tutta sicurezza, perché da noi no? Per cui fa un po’ sorridere, per usare un eufemismo, che ora che che il paese pian piano riapre, le messe continuino a essere interdette al pubblico. Suvvia, siamo seri. A meno che dietro a tanta cautela, come pure si vocifera, non ci siano altri motivi. Perché poi è chiaro che se dai il via libera ai cattolici devi farlo anche con gli altri, giusto? E non sia mai che per venire incontro a quella che è e che resta la religione più amata dagli italiani (con tanto di concordato che altre confessioni non hanno, la qual cosa segna una differenza oggettiva che non può non pesare), si corra il rischio di penalizzare le minoranze, giusto? Quali che siano le motivazioni, un punto dev’essere chiaro: non è in alcun modo accettabile che la libertà di culto venga conculcata in questo modo. Non in un paese democratico. Per cui bisogna agire, e bisogna farlo in fretta, con o senza un accordo con il governo. Libera chiesa in libero stato. Se non ora, quando?

Luca Del Pozzo

Il ragionamento fila ma forse per un giorno anche chi non stravede per Papa Francesco dovrebbe ascoltare le sue parole. E quelle di ieri sono state particolarmente sagge: “In questo tempo, nel quale si incomincia ad avere disposizioni per uscire dalla quarantena, preghiamo il Signore perché dia a tutti noi la grazia della prudenza e della obbedienza alle disposizioni, perché la pandemia non torni”. Serve pazienza. E sono pronto a scommettere che dalla prossima settimana non ci sarà nessuna forza dell’ordine che entrerà in chiesa a multare i fedeli. E’ stato messo a posto il Mes, lo si farà anche con le messe.

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