Giuseppe Conte (foto LaPresse)

L'armata Brancaleone che sfida l'avvocato Conte

Giuliano Ferrara

Essere contro il potere quando si coccola la mugugnante bestiolina della folla è una commedia di ruoli e di posizionamento. E l’appello degli intellettuali contro gli agguati al governo risulta solo un po’ comico

Dunque l’appello degli intellettuali di sinistra contro la logica degli agguati al governo nell’emergenza è scandaloso, roba da Corea del Nord addirittura. Invece è solo un po’ comico, come quasi tutti gli appelli degli intellettuali, specie di sinistra. Ma che cosa c’è di scandaloso? Niente. L’accusa di imbavagliamento dell’opposizione è più comica dell’appello, che quella libertà esercita modestamente nel suo cantuccio. Non mi pare che il filosofo Marramao, la femminista Cavarero o il garantista Ferrajoli siano tutti i giorni in tv a difendere Conte e i suoi ministri, mentre trionfano per ogni dove le legittime maratone antigovernative, un po’ oscene per ripetitività, una simpatica Cacciari caciara, conformismo becero degli argomenti nelle arene e nelle piazze pulite, corrività con il melonismo-salvinismo e altri bullismi, chiacchiere & frottole di senso comune pseudolibertario sparse a piena voce per intercettare l’immensa rottura di palle della quarantena e l’immane tragedia sociale del blocco di economia, commerci, viaggi e redditi di milioni di non garantiti. Gli eroicomici e ciarlieri tribuni della libertà costituzionale e della riapertura come che sia, R con zero garanzie e chissenefrega, un due tre casino, non sono minoranze radicali e intransigenti, sono la maggioranza che si fa vedere, l’appello continuo degli esibizionisti. Quanto al rapporto con il potere, un breve chiarimento. 

  

Essere contro il potere costituito dovunque si annidi, al governo pro tempore e nell’opposizione di ceto e di lobby (che ha una sua notoria persistenza nel tempo e invadenza nello spazio, mentre gli esecutivi sono in genere navicelle pericolanti e un po’ ebbre), è cosa buona. Solo, però, se lo si è con spirito critico, senso dell’ironia, variabilità d’animo e di opinione, e nella doppia accezione liberal-radicale, pannelliana, dell’opposizione e dell’opposizione all’opposizione. Essere sempre e comunque contro tutti i governi, contro tutte le caste o classi dirigenti, sempre dalla parte dei lettori e degli spettatori e degli elettori, essere politicamente scorretti e oppositori dissociativi quando non costa niente e rende molto, quando la condizione controcorrente alimenta il narcisismo e il qualunquismo, cioè la grande lezione montanelliana, quando si blandisce e si pettina per il suo verso, anzi si coccola, la mugugnante bestiolina della folla, ecco, essere così come per tradizione sono in Italia, dove il potere è debole se non è contropotere, destre variamente aggressive e sinistre variamente eccitate, non è slancio politico e morale, è la solita arte di arrangiarsi, è una commedia di ruoli e di posizionamento.

 

Nell’emergenza poderosa attuale, poi, simili atteggiamenti consociativi-dissociativi, nel senso della combriccola di quelli che non gliela mandano a dire, e se ne fottono di elementari criteri di cautela, gradualità, realismo, mi sembrano particolarmente sgraziati e molto dannosi. Si può certo parlare male del governo del confinamento, dell’autocertificazione, dei divieti ovviamente arbitrari e penosi, si può agire, militare, alzare la voce, darci dentro, sfottere, irridere, vorrei vedere, quello che bisognerebbe evitare è mostrare il petto, atteggiarsi a depositari di verità di principio, tutto questo per mettere insieme un’armata Brancaleone che va dal giornalismo tabloid di Belpietro alle sofisticate e sonnolente noterelle di un Folli, un esercito che sfida l’avvocato Conte, poi, detto il Bisconte. Chi ha fregole combattentistiche, dai nuovi adepti della bella morte ai “muoia chi può” del contropotere frou frou, parli pure al conducente, disturbi pure il manovratore, ma con una misura di decenza, per il resto si metta la mascherina e i guanti e non rompa i coglioni.

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  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.