Bonafede è incapace dunque resta
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Roma. E’ il ministro che non molla la poltrona perché sa che il governo è troppo debole per cacciarlo. E infatti ogni minuto che passa senza che Alfonso Bonafede dia le dimissioni, in attesa della mozione di sfiducia di domani, consegna lui e il Movimento cinque stelle all’eternità di foresta della politica italiana, all’eterno ritorno dell’uguale. Perché proprio il metodo Bonafede che i grillini stanno sperimentando in questi giorni è quello antico del ministro esautorato ma salvato, dell’impresentabile ma blindato anche alle mozioni di sfiducia, il ministro inetto di cui tutti ridono, compresi gli amici e gli alleati, il ministro che tutti considerano inadeguato e che pure non si può toccare perché, come ben dice Pier Ferdinando Casini, “non si può mica aprire una crisi di governo”.
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- Salvatore Merlo
Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.