Il ministro dell'Agricoltura, Teresa Bellanova (foto LaPresse)

Bellanova ci spiega perché il M5s vuole legalizzare il caporalato

David Allegranti

Il ministro: “Il caporalato non è solo evasione contrattuale, ma criminalità organizzata. Cari Cinque stelle, è ora delle scelte”

Roma. “Per l’emergenza sanitaria abbiamo chiuso in casa 60 milioni di cittadini, dicendo loro di non uscire che sennò si sarebbero contagiati. Bene, e poi che facciamo? Teniamo in piedi i ghetti in cui vivono persone senza permesso di soggiorno, che escono di casa senza alcuna profilassi, che hanno paura ad avvicinarsi agli ospedali per chiedere assistenza sanitaria perché sanno di essere irregolari e che per questo rischiano di essere un pericolo per se stessi e per gli altri?”. Teresa Bellanova, ministra delle Politiche agricole, da settimane chiede la regolarizzazione di questi lavoratori. Domenica sera sembrava che il governo avesse raggiunto un accordo, poi però il M5s, per bocca del capo politico Vito Crimi, ha iniziato a vacillare. “Ma cos’è questo se non politicismo?”, dice la ministra Bellanova. “E’ propaganda? E’ mancanza di dignità e di rispetto verso gli altri? Chi sta al governo dell’Italia ha il dovere di rispettare la dignità delle persone”. 

 

Metà pomeriggio di martedì 12 maggio, Bellanova risponde al telefono dalla sede del suo ministero. Al Foglio racconta che cos’è successo fin qui: “L’intesa raggiunta non può essere messa in discussione. Al presidente del Consiglio abbiamo posto la questione, ci sono state riunioni di maggioranza, abbiamo lavorato con ministri e ministre competenti. Io ho rappresentato le necessità di un settore ma ho posto anche una questione che attiene alla civiltà di un paese”. 

 

 

Quando è iniziata l’emergenza sanitaria, dice Bellanova, “abbiamo avviato un’istruttoria con la ministra del Lavoro, il ministro Provenzano e la ministra Lamorgese. La ministra del Lavoro ha detto che poteva dare un assenso definitivo solo in presenza dell’ok dei capi delegazione. Benissimo, discutiamo con i capi delegazione domenica sera. Ci sono la sottoscritta, la ministra Lamorgese, tutti i capi delegazione, c’è il ministro Franceschini, il ministro Speranza, il ministro Bonafede, la viceministra Castelli, il ministro Patuanelli, la sottosegretaria Guerra, nonché il capo politico del M5s. A tutti viene distribuito il testo. Il sottosegretario Fraccaro lo condivide con gli altri. Rimane un rilievo su chi avrebbe dovuto fare gli accertamenti, risolviamo anche quello. Bene, ora basta. Dobbiamo portare rapidamente il decreto legge a compimento. Il paese ha bisogno di essere governato e di avere risposte, non dichiarazioni e controdichiarazioni come se fosse un convegno permanente”.

 

C’è un’emergenza nell’emergenza, infatti. Una è quella sanitaria ma, osserva Bellanova, “c’è anche un’emergenza legata alla condizione di tante persone che stanno nel nostro paese per lavorare e che si preoccupano delle nostre famiglie. Si tratta dunque di poter dare il diritto di esistere a queste persone, restituendo un’identità a chi si occupa dei nostri affetti più cari, penso a badanti e colf, che stanno a contatto con le persone più fragili. Se queste persone non sono messe in condizione di avere un’identità, e quindi una profilassi, non sono solo un rischio per se stesse ma anche per i cittadini italiani. Ci sono poi i lavoratori stagionali, che oggi vivono nei ghetti trattati come se fossero topi, all’interno di città in cui con il lockdown per loro è ancora più complicato vivere. Queste persone devono poter tornare a dire chi sono. Lo stato non li ha messi in condizione di avere contratti legali, perché non hanno un permesso di soggiorno e quindi sono condannati a vivere nell’illegalità. Non possono neanche uscire per accedere a tutti quegli strumenti che vengono consigliati o imposti al resto dei cittadini per non incorrere nel contagio”. Certo, dice Bellanova, ci sono aspetti contingenti, come la carenza di manodopera per la stagione della raccolta.

 

 

Qualcuno dice di usare lavoratori italiani e “i cittadini italiani sono i benvenuti; devono però dare una disponibilità di lavoro che fino a questo momento non hanno dato. In Italia ci sono nei campi tra i 270 mila e 350 mila lavoratori. Una parte è in nero e noi dobbiamo dare loro la possibilità di sottrarsi al ricatto dei criminali. A Treviso pochi giorni fa la magistratura ha arrestato datori di lavoro e caporali che tenevano 20 pakistani nei campi per 12-13 ore al giorno, per poi rinchiuderli la sera in un posto in cui non c’era né acqua né luce. Io ho insistito nel chiedere che queste persone possano andare in prefettura o in questura per chiedere il permesso di soggiorno trasformabile, una volta ottenuto il contratto di lavoro, in un permesso di lavoro per sei mesi. In caso contrario, questi lavoratori ridotti in schiavitù non troveranno un datore di lavoro che dirà di conoscerli. E non vai da nessuna parte se non c’è qualcuno che dice ‘io questa persona la conosco’. Niente contratti di lavoro legali, niente di niente. Lo stato così rischia di essere l’organizzatore del caporalato, condannando alla schiavitù le persone e condannando le imprese a ricorrere al lavoro nero”. Un imprenditore agricolo, dice Bellanova, “prima di far marcire in campagna un intero raccolto si piega al ricatto dei caporali se non trova manodopera legale. Il caporalato non è soltanto evasione contrattuale, è criminalità organizzata, che prima riduce in schiavitù le persone e dopo ricatta l’azienda, in modo che o accetti i caporali oppure non sei padrone di raccogliere i prodotti. Chi governa un paese ha il dovere di occuparsene”.

 

Questi principi vengono però messi in dubbio da guerre interne al M5s? “E’ una domanda che mi faccio anche io, ma la risposta la devono dare loro. Cari Cinque stelle, volete organizzare il caporalato? Vogliamo tornare indietro dopo aver istituito, unico paese in Europa, la legge più moderna contro il caporalato con il reato di riduzione in schiavitù?”. Sembrano questioni lontane ma sono in realtà sotto gli occhi di qualsiasi persona vada al supermercato. “Se oggi le fragole costano di più di qualche settimana fa non è perché ci sono aziende che si stanno arricchendo, ma perché meno prodotti metti sul mercato e più aumentano i prezzi. Dopo le prossime campagne di raccolta, gli imprenditori non guadagneranno di più, casomai saranno i consumatore a spendere di più”. Matteo Salvini dice che servirebbero “corridoi verdi” per far arrivare legalmente lavoratori con aerei dalla Romania ma “il problema, oltre al fatto che questi voli charter hanno un costo, è che non ci sono persone disponibili a venire qua. In Romania in questo momento non ci sono soltanto zone rosse come in Lombardia fino a poche settimane fa, c’è il coprifuoco. E i lavoratori che sono andati dalla Romania in Germania sono saliti a bordo di aerei strapieni, una parte di loro si è infettata appena arrivata in Germania e qualcuno di loro è morto”.

 

La questione dunque per Bellanova è un’altra: “Le politiche dell’immigrazione fin qui sono state gestite male, anche dai governi di centrosinistra e non dobbiamo avere paura a dirlo. Non abbiamo regolarizzato le persone venute qui per lavorare. E non possiamo parlare di dignità e di lavoro solo quando conviene. Quelli che oggi propongono la regolarizzazione di un mese pensano solo alle braccia ma vogliono annullare tutto il resto delle persone, che per loro devono essere tumulate nei tuguri e nelle campagne. Non si può scaricare sulla gente la propaganda di chi non ha mai governato questi processi”. C’è anche chi dice “rimandiamoli a casa”, ma pure questo è un nonsenso, osserva Bellanova. Perché c’è chi non può uscire dall’Italia e c’è chi non può arrivare in Italia. “I lavoratori che accudiscono le vacche nelle aziende zootecniche sono cittadini indiani. Bene, in India c’è il blocco. Chi è tornato lì, adesso non può rientrare. Con il Marocco, stessa storia. Non si possono adesso organizzare flussi regolari dal Marocco, perché noi abbiamo bloccato i voli e pure loro. In Senegal uguale. Sono tutti paesi da dove normalmente arrivano lavoratori per i campi e non solo. Adesso peròg non possono arrivare. Quindi dobbiamo decidere se siamo in condizione di far lavorare le persone in maniera regolare, dando loro dignità, oppure no. E non è vero che se le cose rimangono così i lavoratori italiani saranno più forti, perché più alto è il bacino irregolare, più si indebolisce il lavoro legale. Ma con tutti i pozzi di scienza che ci sono devo proprio essere io a spiegarlo?”. 

  • David Allegranti
  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.