(foto LaPresse)

La ricerca della felicità

Roberto Maroni

Venerdì 20 marzo ciascuno di noi pensi per un minuto al piccolo grande sogno che lo renderà felice quando questo caos sarà finito

Scommetto che lo sappiamo in due o tre: il 20 marzo, tra pochi giorni, è la Giornata internazionale della felicità. Proprio così. E’ stata istituita dall’Onu nel 2012 (toh, un altro anno bisestile…), con una dichiarazione che riconosce come “la ricerca della felicità sia uno scopo fondamentale dell’umanità”. Parole di grande attualità, per almeno due motivi. Il primo, è ovvio, riguarda questo momentaccio e la situazione difficile che l’Italia sta vivendo. Sconfiggere il virus, riprendere a vivere, tornare ad abbracciarsi e darsi baci significa proprio cercare di nuovo la felicità di una vita normale, con quei gesti semplici che ti danno gioia. Il secondo motivo che rende attuale “la ricerca della felicità” è che questa frase ha origini italiane: l’autore è Filippo Mazzei, un toscanaccio giramondo che nel 1776 la fece inserire dall’amico Thomas Jefferson nientepopodimeno che nella Dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti d’America. Felicità made in Italy. Nella sua dichiarazione l’Onu invita gli stati membri, la società civile e i singoli individui a celebrare la Giornata internazionale della felicità in maniera appropriata. E allora coraggio, cari amici, facciamo vedere a questo c… di virus che non ci arrendiamo. Venerdì 20 marzo ciascuno di noi pensi per un minuto al piccolo grande sogno che lo renderà felice quando questo caos sarà finito. Un piccolo tributo alla felicità, alla vita e a quel popolo straordinario che abita il nostro meraviglioso paese. Stay tuned.