Ritorno al futuro

Roberto Maroni

Per capire cosa serve al paese, rileggere il discorso che Berlusconi fece in Parlamento per illustrare il programma di governo nel 1994

In questi giorni sono tornato con la memoria al mese di maggio del 1994, quando nacque il primo governo Berlusconi e io divenni ministro dell’Interno (il primo non democristiano). Orgoglio, emozione e tanti bei ricordi. Tra questi, il discorso che Berlusconi fece in Parlamento per illustrare il programma di governo. Concetti che, sentite un po', suonano ancora attuali. Lavoro: “La prosperità e la serenità di questo paese si misurano sulla sua capacità di assicurare ai cittadini di ogni età un lavoro dignitoso e un corrispondente reddito da lavoro”. Reddito da lavoro, non assistenzialismo. Imprese: “La straordinaria rete di aziende medie e piccole che ha fatto la fortuna del nostro apparato produttivo chiede di essere aiutata a ricollocarsi sui mercati”. Niente misure stataliste (tipo golden power), ma “spazio all’iniziativa privata, che può e deve essere incoraggiata a cercare in se stessa e nelle regole del mercato la forza per innescare una spirale virtuosa degli investimenti”. Come? Il governo deve liberare le imprese “da vincoli opprimenti, dal peso di burocrazie e procedure asfissianti, da una pressione fiscale cresciuta troppo e troppo in fretta e rivelatasi invadente per chi produce e insieme inefficace per le casse dell’Erario”. E infine le riforme: “Serve una migliore articolazione dello stato con un deciso stimolo a forme di autogoverno che discendono in linea diretta dallo spirito autonomista e regionalista della Costituzione”. Ritorno al futuro? Chissà. Stay tuned.