(foto LaPresse)

El fin del mundo

Roberto Maroni

Chi è appassionato di storie di mare conosce bene la Terra del Fuoco, che in questo momento di infodemia sembra si sia trasferita da noi

Chi è appassionato di storie di mare conosce bene la Terra del Fuoco, il capo più meridionale del mondo. Una terra nota come “el fin del mundo”, che ha visto navigare nelle sue acque Magellano, Francis Drake e Charles Darwin. Io lì ci sono stato e, sarà per la bellezza mozzafiato del paesaggio e per le suggestioni corsare legate alla sua storia, mi sono convinto che “el fin del mundo” abita altrove. Ecco, visto quello che sta succedendo con il coronavirus speriamo che la fine del mondo (economico) non si trasferisca in Italia. Tra le vittime certe dell’infodemia c’è già infatti il nostro sistema produttivo: commesse cancellate, turismo azzerato, investimenti bloccati. Uno tsunami economico figlio di misure restrittive che sono apparse a molti esagerate rispetto ai rischi. Abbiamo bloccato i voli dalla Cina per difenderci da un’epidemia distante 9 mila chilometri e ora veniamo respinti noi come untori. “Abbiamo agito con responsabilità”, ha replicato Conte. Va bene, ma adesso è il tempo di rimediare. È il tempo di dare ascolto alle accorate parole che vengono dal mondo delle imprese: “Siamo in emergenza economica, bisogna contenere i toni di allarmismo. Occorrono immediati interventi normativi che introducano misure di sostegno alle imprese di natura finanziaria, di sostegno al lavoro e di politica estera: ogni giorno che rimaniamo fermi diamo un colpo al cuore dell’economia italiana, cioè al nostro futuro”. Abbasso la fine del mondo, viva l’Italia che non ha paura. Stay tuned.

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