Zingaretti e Bonafede alla presentazione del progetto della nuova cittadella giudiziaria di Roma - foto LaPresse

Diversamente alleati

Roberto Maroni

Nonostante le botte da orbi, M5s e Pd non molleranno le poltrone e questa legislatura durerà fino a scadenza naturale

Le cronache della politica nostrana ci raccontano ogni giorno di conflitti e litigi tra gli alleati di governo. L’ultima questione è la riforma della prescrizione, con un vertice notturno di maggioranza a Palazzo Chigi (roba da Prima Repubblica) dove il presidente Conte ha cercato un compromesso che accontentasse tutte le componenti della variegata coalizione (roba da Seconda Repubblica). Risultato: niente accordo e un florilegio notturno di tweet degli uni contro gli altri (roba da Terza Repubblica, quella virtuale).

 

C’è chi profetizza un’imminente crisi di governo, con elezioni anticipate, e chi invece prevede che, nonostante le botte da orbi, i partiti non molleranno le poltrone e questa legislatura durerà fino al 2023, la sua scadenza naturale. Magari con l’offerta sacrificale al Pd del ministero di Bonafede, sull’altare della “ragion di stato” di democristiana memoria.

 

Io ritengo questa seconda ipotesi la più probabile.

 

Non solo per la paura dei parlamentari pentastellati di perdere il posto, ma anche (e soprattutto) per le prossime appetitose scadenze: le centinaia di nomine in importanti società pubbliche e l’elezione (nel 2022) del nuovo presidente della Repubblica. Per la politica di rito romano queste sono attrazioni fatali, su cui le maggioranze si ricompattano sempre. Se ciò accadrà, per il centrodestra si preannuncia una lunga traversata del deserto, con inevitabili ripercussioni sui rapporti interni e sulla futura leadership. Ne vedremo delle belle.

 

Stay tuned.

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