Dino Meneghin (LaPresse)

Barbari foglianti

Super Dino

Roberto Maroni

Meneghin, campione di basket e simbolo di longevità sportiva, ha compiuto 70 anni. Io lo candiderei sindaco a Varese

Oggi faccio il lombardo. Anzi, il varesino. Torno indietro nel tempo, molti anni fa, quando Varese era famosa nel mondo per la sua squadra di basket. Una squadra fortissima, capace di tenere testa al Maccabi di Tel Aviv, al Real Madrid e all’Armata Rossa di Mosca. Era l’orgoglio e il riscatto della provincia sulla metropoli, del popolino (anzi, del popolo) contro le élite salottiere e troppo snob. In quella squadra giocava gente legata al territorio, campioni veri, non mercenari. Era un modello di vita per noi ragazzi. Tra questi campioni (è lo spunto di oggi) c’era il più grande, fisicamente e non solo: Dino Meneghin. Parlo di lui perché sabato scorso ha compiuto 70 anni. “Sono diventato uomo con lo sport – ha dichiarato – non potevo chiedere di meglio”. Lui, simbolo di longevità sportiva, ha giocato anche contro suo figlio: “Ricordo la sensazione che provai nel vedermi di fronte Andrea. Mi fece sentire vecchissimo: avevo 40 anni. Lo vedevo zampettare sul parquet ed ero orgoglioso. Perché quel posto se l’era guadagnato non per il cognome, ma per la sua bravura”. Che lezione! E cosa si augura per il futuro? “Sono arrivato a un’età in cui non faccio progetti. Se fino a 10 anni fa mi piaceva guardare avanti, ora penso solo alla mia famiglia”. Bravo Dino, campione anche di umiltà. Ma una persona così speciale non può rimanere in panchina. Io lo candiderei sindaco a Varese, l’anno prossimo, per riportare la nostra città ai fasti (non solo sportivi) a cui Super Dino ci aveva abituati. Stay tuned.

Di più su questi argomenti: