Boris Johnson (foto LaPresse)

Sovranexit

Roberto Maroni

I conservatori inglesi stravincono come ai tempi della Thatcher, ma ci sono due differenze sostanziali tra la lady di ferro e Boris Johnson

In Gran Bretagna ha stravinto Boris Johnson. Arruffato, pasticcione, gaffeur, ma simpatico. Dai tempi della Thatcher i conservatori non prendevano tanti voti. Ma c’è una differenza sostanziale tra la lady di ferro e il suo attuale discepolo. Anzi due: la prima è che Johnson non ha vinto con il tradizionale programma elettorale della destra conservatrice britannica, ma con un fortissimo appello all’uscita dall’Unione europea. La Brexit, appunto. Quella inglese è stata la più concreta vittoria del nuovo vento sovranista che agita l’Europa, che reclama la piena autonomia delle nazioni e la distanza da ogni ingerenza delle istituzioni europee. La seconda differenza con il thatcherismo è ciò che è avvenuto in Scozia. Lì Johnson ha perso, lì ha stravinto lo Scottish National Party, che chiede da sempre l’indipendenza della Scozia dal Regno Unito. Magari per rientrare nell’Unione europea. La Scozia ora può diventare la vera spina nel fianco di Johnson, perché ci sono tutte le premesse di un nuovo “caso Catalogna” nel cuore dell’Europa. Quella inglese è anche la sonora sconfitta di una sinistra confusa e smarrita. Corbyn è il simbolo di questa disfatta, e con lui c’è tutto un mondo nostalgico del socialismo reale e di un mondo che non c’è più. E’ avvenuto in Inghilterra quello che è successo in Francia con Macron. Sparita la sinistra in Francia, sparita la sinistra in Inghilterra. E in Italia? Guardando Roma viene da dire che quasi ci siamo. Vedremo a gennaio in Emilia-Romagna. Stay tuned.

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