Boris Johnson (foto LaPresse)

Il Regno Unito si colora di verde e Johnson lancia la rivoluzione dei taxi elettrici

Gregorio Sorgi

Un sondaggio rivela che il 54 per cento degli elettori britannici sceglierà chi votare anche in base alle proposte sull’ambiente, specialmente i più giovani

Londra. Ieri Boris Johnson ha tenuto il primo discorso programmatico della campagna elettorale in una fabbrica di auto elettriche nelle Midlands. A un mese dal voto, i conservatori cercano di guarire l’immagine di un partito insensibile ai temi ecologisti: Johnson ha promesso una rivoluzione dell’energia pulita una volta terminata la Brexit, “i taxi elettrici sono il simbolo della politica in cui credo”, ha detto. Un sondaggio rivela che il 54 per cento degli elettori britannici sceglierà chi votare anche in base alle proposte sull’ambiente, specialmente i più giovani (la cifra aumenta al 74 per cento nella fascia d’eta tra 18 e 24 anni). Una persona su quattro considera il cambiamento climatico tra i tre temi più importanti delle elezioni – nel 2017 era solo il 10 per cento – dopo la Brexit e la sanità.

 

Tutti i partiti fanno a gara per avere il programma più radicale sull’ambiente. I Verdi, che hanno solo un deputato a Westminster, hanno proposto di trasformare la struttura governativa in chiave ecologista. Il programma prevede la creazione di un ministero per il Green new deal e l’evoluzione del ministero dell’Economia nel ministero della Trasformazione economica, che dovrà produrre un carbon budget ogni anno. Il co-leader dei Verdi, Jonathan Bartley, ha scritto che il nuovo ministro del Carbonio risiederà al numero 11 di Downing Street, il portone accanto a quello del primo ministro, per “ricordagli l’emergenza climatica ogni volta che esce di casa”.

 

Jeremy Corbyn si è avvicinato molto al programma dei Verdi, anche a causa della pressione esercitata dalla corrente ambientalista Labour for a Green New Deal, che ieri ha lanciato la propria campagna. La proposta di azzerare le emissioni entro il 2030, approvata nella conferenza laburista a settembre malgrado la contrarietà dei sindacati, è considerata poco realistica dagli esperti. Così come è molto ambiziosa la promessa di riconvertire 27 milioni di appartamenti in Gran Bretagna ad alti “livelli di efficienza energetica” entro il 2030. Il piano prevede tra le altre cose di isolare le abitazioni e costruire doppi vetri per ridurre le emissioni, e il costo esorbitante di circa 250 miliardi di sterline (il 18 per cento del pil britannico) verrebbe distribuito tra il governo e le famiglie, che risparmierebbero sul costo delle bollette. Il ministro ombra dell’Economia John McDonnell ha anche pubblicato una “strategia progressista per la finanza verde”, che prevede sanzioni economiche contro le aziende che inquinano. Anche i nazionalisti scozzesi dell’Snp si sono uniti al dibattito sul cambiamento climatico e ieri hanno proposto un programma di investimenti nell’energia che si ricava dagli spostamenti d’acqua causati dalle maree.

 

I Tory partono da una posizione di svantaggio su questo tema e le battute di Johnson contro i manifestanti del gruppo ambientalista Extinction Rebellion (“gentaglia che vive in bivacchi odoranti di canapa”) non hanno migliorato la loro reputazione. Tuttavia, anche nei Tory esiste una corrente ecologista, di cui fa parte il ministro dell’Ambiente Theresa Villiers, che ha spostato l’attenzione del partito su questo tema. Tutti i candidati alla leadership lo scorso luglio hanno messo in mostra le loro credenziali ambientaliste, e i dati sull’ambiente non sono sfavorevoli ai Tory, dato che le emissioni di gas serra sono calate del 25 per cento negli ultimi nove anni di governo conservatore e l’ultimo atto di Theresa May da primo ministro è stata la promessa di tagliare le emissioni entro il 2050. Il governo Johnson ha proseguito sulla stessa linea, bloccando il rinnovo delle licenze per le trivellazioni. E’ stato un altro regalo agli ambientalisti motivato dalle scosse di terremoto lo scorso agosto vicino a Blackpool, una delle aree maggiormente impegnate nelle estrazioni di idrocarburi e con molti seggi in ballo. Il premier non si è lasciato sfuggire l’opportunità di compiere un gesto popolare in una zona dell’Inghilterra al centro dei suoi calcoli elettorali.