(foto LaPresse)

E dopo il virus?

Marianna Rizzini

La ripartenza a Roma, con accuse reciproche di “eccessiva cavillosità” tra comune e regione

Ripartire, sì, ma come (oltre che quando), questo è il problema. Problema generale, senonché il ripartire a Roma, in particolare, può essere operazione complicata non soltanto per le incertezze dovute all’andamento del virus. La differenza di impostazione politica tra regione a trazione Pd e comune a trazione Cinque stelle, infatti, che in altri momenti era sembrata inabissarsi per poi riemergere poco prima dell’emergenza, anche in vista della campagna elettorale per il Campidoglio (2021), oggi trapela da piccoli particolari, soffocata dall’urgenza di gestire la chiusura per virus, ma potenzialmente pronta a riesplodere. E se è vero che la competizione per il futuro di Roma non è così lontana, è anche vero che ora l’unità di intenti e di ritmo è uno degli elementi che aiuterebbe un’uscita ordinata dal tunnel dell’emergenza virus. Ma è possibile?

 

Qualche giorno fa il presidente della regione Lazio e segretario pd Nicola Zingaretti ha fatto appello al governo al grido di “semplificare l’Italia”, presentando, sotto il nome di “regione vicina”, la lista di misure a sostegno di famiglie e imprese, con sotteso invito alla sburocratizzazione. La regione, con fondi propri (a parte la cassa integrazione) ha messo a disposizione 230 milioni di euro per imprese e famiglie, dalle aperture di credito agevolate allo stop alle tasse regionali agli aiuti per lo smartworking ai buoni spesa (con 7 milioni di euro stanziati solo per Roma, ieri anche un nuovo bando per le imprese e le partite Iva). E proprio sui buoni spesa, negli ultimi giorni, l’attrito comune-regione si è fatto sentire, attraverso accuse reciproche di eccessiva pignoleria burocratica: la regione ha scritto al sindaco Virginia Raggi per sollecitare una minore cavillosità nelle procedure, Virginia Raggi ha scritto alla regione parlando di problemi “burocratici” di origine non comunale ma regionale per l’erogazione dei buoni spesa, e ieri il vicepresidente della regione Lazio Daniele Leodori, intervistato da Romatoday, ha rimandato l’accusa al mittente: “Siamo stati i primi in Italia a partire”, ha detto, “tutti i comuni li hanno utilizzati e non hanno fatto polemiche, anche perché il nostro sistema è molto semplice… i fondi, su richiesta della sindaca Raggi, sono stati messi direttamente a disposizione del Comune, l’augurio è che tutti facciano la loro parte per semplificare le procedure”. Ma già le discrepanze comune-regione, in tempi emergenziali, erano emerse su altro, dagli orari di aperture dei supermercati al numero di posti letti per i ricoveri urgenti alla riapertura del Forlanini. E mentre Zingaretti, in conferenza stampa dallo Spallanzani, ha ripetuto il messaggio “nessuno deve sentirsi solo”, spunta a Roma (l’ennesimo) problema Atac: come fare, vista la situazione non proprio felice dell’azienda, a garantire, nella “fase 2”, gli ingressi contingentati sui bus e metropolitane?

  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.