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spina di borgo

E' già Sabato santo

Matteo Matzuzzi

Le chiese sono aperte, ma pochi possono entrarci. Ai preti, anche loro in prima linea, il pensiero di Papa Francesco

A Milano le chiese non chiuderanno mai, ha detto l’arcivescovo Mario Delpini, che domenica ha celebrato la messa al Policlinico, venendo per questo lodato dal Papa all’Angelus. Chiese aperte, dunque, anche a Roma (ma la ferita del primo decreto del vicariato che imponeva la gran serrata non si cicatrizzerà in tempi rapidi), benché non sia del tutto chiaro chi può andarci: la sosta orante, infatti, non rientra nella casistica degli spostamenti considerati necessari. Però vedere, magari da lontano, una chiesa con le porte aperte, può dare fiducia e speranza.

 

Il Papa ha lodato i preti che si sforzano di fare il possibile in questa tragedia, che s’inventano messe su streaming ed esercizi spirituali su Facebook, che si fanno prossimi al popolo fedele. A quello che magari non perde tempo a urlare contro la messa abolita, ma che cerca d’approfondire la riflessione in questo lungo Sabato santo. Chi ha tentennato è stata la Cei, ancora una volta. Comunicati molto burocratici, vidimature in serie alle decisioni governative. Solo alla fine, negli ultimi giorni, è arrivato il pensiero ai sacerdoti, anche loro in prima linea se non altro nel conforto (laddove possibile). Si vedrà cosa accadrà per Pasqua, anche se le possibilità di aperture totali è davvero remota. Francesco, ogni mattina al termine della messa, si pone in adorazione davanti al Santissimo: in silenzio. Un gesto piccolo ma al contempo enorme, una lezione implicita anche a quegli augusti sacerdoti che, in ore di sofferenza e lamento, si dedicano alle sparate su Twitter contro la “ricca” Lombardia.

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  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.