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Raggi e il Tar

Marianna Rizzini

Che cosa insegna la piccola storia della Tangenziale est (con fermo del Tribunale amministrativo)

La piccola storia nella storia ha a che fare con tempi in cui si poteva, presso il quartier generale dei Cinque stelle romani, far sognare (agli elettori) le grandi o medie opere ma anche il rispetto del verde: tutto si teneva, anche perché nulla era stato messo alla prova dei fatti. Erano tempi in cui Virginia Raggi – che in questi giorni visita centri operativi per l’emergenza coronavirus, lancia fondi per la ripresa delle piccole attività e parla via Skype con il sindaco di Teheran sulle politiche di contenimento, senza dimenticare però il “piano sampietrini” – poteva parlare dell’“evento storico”, così era infatti chiamato: l’abbattimento del tratto sopraelevato della Tangenziale Est (e molti cittadini ricorderanno che, a inizio emergenza, tre settimane fa, il 10 marzo, il sindaco aveva salutato la demolizione dell’ultima parte di sopraelevata con un entusiasmo che a molti era parso non proprio adatto al momento). Fatto sta che il Tar del Lazio ha appena fermato con un’ordinanza i suddetti lavori di smantellamento, con una motivazione che si presenta come nemesi crudele per l’amministrazione: la ragione dello stop, infatti, è legata al ricorso presentato dai membri del  comitato “Stazione Tiburtina”, dopo alcune dichiarazioni del sindaco, che sui social aveva fatto capire che l’intera area non era destinata ad andare esattamente in direzione di una stazione Tiburtina più green e ciclabile, progetto che i cittadini dei municipi II e IV caldeggiavano da tempo, visto anche “l’esprit” ciclista dimostrato più volte da Raggi. Che invece, a proposito della demolizione, aveva pronunciato parole capaci di allarmare i comitati di quartiere: “Tutta l’area sarà ripensata anche in relazione allo Sdo, il sistema direzionale orientale, e al ruolo che dovrà avere nella città con  l’obiettivo della chiusura dell’anello ferroviario per un nuovo sistema di trasporti  integrato di scala metropolitana e cittadina”.

 

I cittadini ricorrenti vogliono sì l’abbattimento della sopraelevata, insomma, ma vogliono anche quella che forse adesso è diventata chimera per Raggi stessa, e cioè la trasformazione della stazione in un polo verde, con eliminazione di cinque corsie auto dalla Circonvallazione Nomentana, lasciando una sola corsia per senso di marcia, e parcheggi da entrambi i lati, con contorno di parco e pista ciclabile. Al di là di come vada a finire la piccola storia (si vedrà alla prossima udienza), qualche indicazione per il futuro governo della città si può trarre, tanto più che, finita l’emergenza per il virus, i problemi sottostanti riemergeranno in tutta la loro evidenza, anche in vista della campagna elettorale del 2021. Ben venga l’attenzione al verde, ma si è visto troppe volte che usarla come passepartout per ottenere consensi senza fare preventivamente i conti con la fattibilità può avere imprevisti effetti boomerang.

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.