“Qui in libreria più giornalisti che clienti, era meglio restare chiusi”
Passeggiata tra i piccoli librai. Disinfettanti, mascherine, poca gente e dipendenti in cassa integrazione
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Roma. “Non ha proprio senso riaprire”, conclude sconsolato il proprietario di una libreria dietro il Pantheon. Da lunedì non si vede un cliente, a parte qualche affezionato che passa a salutare. “Negli ultimi giorni sono entrati più giornalisti che clienti”, continua, “e credo che molte librerie del centro come la mia siano nella stessa situazione. Non ci resta che trarre la conclusione che è ancora troppo presto per riaprire. Io lo faccio perché sono il proprietario di questo spazio e ci lavoro da solo. Pago giusto le utenze per tenere aperto il negozio e mi fa piacere. Ma per chi è in affitto e ha dei dipendenti è quasi impossibile”. Infatti i dipendenti delle librerie sono tutti in cassa integrazione e, con i pochissimi ricavi di questi giorni, è senza alcun dubbio controproducente rimetterli a lavorare, facendo perdere loro il sussidio statale. Se lo possono concedere le grandi catene, come il Libraccio a via Nazionale, dove lavora “meno di metà dell’organico”, riuscendo però a incontrare le esigenze delle poche persone che si presentano. “La Regione ci ha informato che bisogna garantire la capienza massima di tre persone ogni 40 metri quadrati, dipendenti inclusi. Per cui abbiamo spostato il banco delle informazioni all’entrata per regolare i flussi e accertarci che non entrino più persone di quante ne escono e, come tutte le altre librerie, all’ingresso offriamo al cliente guanti e disinfettante. Ci dobbiamo anche assicurare che, essendoci un numero chiuso, non si stia troppo tempo a guardare i libri togliendo spazio agli altri. Ma ancora c’è talmente poca gente che non è un problema. Di certo non aiuta il deserto di negozi che ci circonda”. E’ particolare che questa stessa lamentela, fatta dal dipendente di una grande catena, ci venga anche dal proprietario di un piccolo ma importante negozio di libri antichi dietro piazza Montecitorio. “Se tutti i negozi intorno a me sono chiusi, che senso ha che io riapra?”. Ha approfittato dei giorni in cui avrebbe dovuto riaprire per “sanificare”, ma sta seriamente considerando di non riaprire. “Non si è ancora capito se si può venire qui da un altro quartiere senza essere multati o meno”. Lo chiediamo a una pattuglia dei carabinieri che attraversa le vie del centro e che ci spiega: “I libri sono considerati beni di prima necessità, quindi se nell’autocertificazione c’è scritto ‘spesa’ puoi andare. Ma deve essere la libreria sotto casa”.
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