Avevo un rimpianto per Flavio Bucci e ho rivisto "Il divo"

Adriano Sofri

Mi ha fatto pensare alle cose che andrebbero lette ma non dette o solo ascoltate

Avevo un rimpianto per Flavio Bucci e martedì notte ho riguardato “Il divo” di Sorrentino, e quasi rimpiangevo Franco Evangelisti. Nel film c’è anche Aldo Moro e benché abbia l’aspetto del bravissimo Paolo Graziosi mi ha fatto pensare che le lettere di Moro non sono fatte per essere dette. Dette, prendono un solo tono invece che i tanti che forzano a immaginare chi le legga, soprattutto se le legga manoscritte e guardi le inclinazioni e le correzioni e i trasalimenti della grafia prigioniera. Al contrario, non può esser letto ma solo guardato e ascoltato un altro capitale passo della nostra storia civile, pronunciato dalla ventiduenne Rosaria Schifani nella basilica di San Domenico a Palermo: quel discorso meraviglioso misto di frasi scritte interrotte dalle parole improvvise e ribelli. “Io, Rosaria Costa, vedova dell’agente Vito Schifani, a nome di tutti coloro che hanno dato la vita per lo stato – lo stato…”.