(foto LaPresse)

Cosa farei se fossi costretto a rimanere a casa?

Adriano Sofri

Provo a immaginarmi l'isolamento cui sono sottoposti i milioni di persone della provincia del Hubei, e mi accorgo che è molto simile alla mia vita quotidiana

A quanto pare, il governo cinese ha imposto all’intera provincia del Hubei, 59 milioni di persone, il divieto di uscire da casa. Sola deroga, una persona per famiglia che esca una volta ogni tre giorni per fare la spesa. Appena poco fa un’enormità del genere sarebbe stata inimmaginabile. Sarà per il trascorso di detenzione domiciliare, io provo a immaginarmici. Con qualche delusione, perché mi accorgo che la mia vita quotidiana, quella domestica – quando sono in viaggio, al contrario, sono pieno di incontri, movimenti, avventure – sarebbe praticamente la stessa. Non esco oltre l’aia, cambio la notte per il giorno, ho la radio, il computer, il telefono, i telegiornali, due bassotti vecchi e sonnacchiosi come me, e una coppia di cinciarelle che, come tutti gli anni, quest’anno un po' in anticipo, becchetta il suo Morse contro i vetri della finestra dall’alba al tramonto. Un rifornimento ogni tre giorni è perfino troppo. La mia è una vita a parte, al 3 per cento, di barbone col tetto sulla testa e filari di libri attorno. Come sarà per gli altri? Vedo che a Wuhan, dov’è ancora inverno, come da noi, c’è già un’aria tiepida, come da noi, e costerà a una ragazza di quindici anni non poter andar fuori colorata come una cinciarella. E certe famiglie numerose saranno esasperate, come i prigionieri nelle celle sovraffollate. 59 milioni di persone consegnate in casa. E i ladri, i topi di appartamento, che cosa faranno i ladri del Hubei?

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