La statua di D'Annunzio e il carattere antiletterario della letteratura triestina

Adriano Sofri

Rileggersi l'esempio di Virgilio Giotti e della sua poesia "Montebelo"

Visto dal vero, il monumento a D’Annunzio nel cuore di Trieste ha l’attenuante di una piccolezza: striminzito lui, bassa la panchina, sicché chiunque vi si sieda gli giganteggia accanto. Era bene ridurre il contrasto con il famoso carattere antiletterario della letteratura triestina, quella di Zeno e della rima fiore-amore di Saba. Mi piace specialmente un esempio di Virgilio Giotti, la cui casa – il paradiso dei suoi vivi e dei suoi morti – sta proprio dirimpetto all’Archivio di Stato in via Lamarmora e ne consola gli avventori. Nella poesia intitolata al suo rione, “Montebelo”, c’è un verso che finisce in “quel”, e fa rima una quartina dopo con “Benzina Shell”: bellissimo.

In ’sto tempo vignudo su xe muri,

restei, tetoie; un campo

de fòtbal; ’n altro campo

più in fondo; in mezo po’, soto de quel

bel cercio de albori, un bar co’ gelati

e che anca i bala drento;

un basso casamento

zalo, co’ in grando su: Benzina Shell.

(In questo tempo sono venuti su muri, cancelli, tettoie; un campo di football; un altro campo più in fondo; e in mezzo, sotto quel bel cerchio di alberi, un bar coi gelati, e dentro ci ballano anche; un basso casamento giallo, con su grande: Benzina Shell).

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