La vita invidiabile, tenace e candida di Marcello Gentili

Adriano Sofri

È stato un avvocato, una coscienza retta e impavida che coltivava una vocazione artistica

È morto Marcello Gentili. È stato un avvocato, una coscienza retta e impavida. L’ho avuto a lungo difensore e ho conosciuto il suo valore e la sua dedizione. Era stato protagonista di processi legati all’orrenda trama della strage di stato e della morte dell’anarchico Pino Pinelli. Ha avuto una parte decisiva e disinteressata nel ritrovamento di Erich Priebke e nella denuncia dei responsabili delle sparizioni nei regimi fascisti argentino e cileno. Marcello Gentili coltivava una vocazione artistica, i suoi disegni sul fondo di pagine di giornali riscattavano il chiasso breve delle cronache. Aveva una passione per la musica, più che soltanto musicale. Regalava agli amici il suo Chopin, gli studi, i notturni, come una risorsa per tener testa alla vita quando la vita si facesse più cattiva. La sua vita è stata lunga, tenace e candida. Piena di opere buone. Invidiabile.

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