Recep Tayyip Erdogan (foto LaPresse)

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Adriano Sofri

Il ministro di Erdogan contro una raccolta di Selahattin Demirtaş. Ma ottiene la giusta risposta

La prigionia di Selahattin Demirtaş sarebbe solo tragica se non fosse segnata dalla sua ironia. In un’ennesima udienza, una settimana fa, Demirtaş, che è recluso nel carcere speciale di Edirne e partecipa in videoconferenza, ha parlato anche della propria salute, dopo alcuni episodi allarmanti di malori. “Il medico mi ha detto che devo cambiare il mio stile di vita. Dunque d’ora in poi non camminerò in tondo da destra a sinistra ma da sinistra a destra”. Demirtaş, come la co-presidente del Partito democratico dei popoli, Hdp, Figen Yüksekdag, e altri parlamentari e dirigenti, è in carcere dal 4 novembre del 2016. La Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo ha ordinato la sua scarcerazione nel novembre 2018. Anche una Corte d’assise di Ankara ha decretato che venisse immediatamente scarcerato nello scorso settembre, e subito dopo un’altra servizievole Corte ha ordinato la prosecuzione della prigionia. I crimini imputati ai due leader vanno dal terrorismo – per i presunti legami col Pkk, il Partito dei lavoratori del Kurdistan – all’oltraggio a Erdogan, e prevedono pene complessive di 142 anni per lui e 82 per Figen Yüksekdag. Demirtaş in galera disegna e scrive. Una sua prima raccolta di racconti brevi è stata tradotta da Feltrinelli col titolo Alba nel 2018. Da una seconda raccolta, Devran – La ruota girerà – è stata tratta una lettura pubblica nel classico teatro Kenter di Istanbul l’11 gennaio, dalla coppia di attori Julide Kural e Omer Sahin. Spiccava una prima fila di spettatori composta dalla moglie di Demirtaş, Başak, dalla moglie del presidente del Partito repubblicano del popolo, Chp, Selvi Kilicdaroglu, e dalla moglie del sindaco di Istanbul, Dilek Iİmamogğlu, da parlamentari dell’opposizione e dal leggendario attore Kadir Iİnaniır.

 

La reazione del ministro degli Interni, Süleyman Soylu, è stata furiosa. “Avete le mani sporche di sangue”, ha detto, e minacciato: “La Turchia non è più quella di una volta”. Gli hanno risposto come meritava. “Mia moglie – ha detto il sindaco di Istanbul, Ekrem İImamogğlu – è una donna turca colta e libera, sa quello che fa”. E ha ricordato che solo un tribunale legittimo potrebbe bandire un libro. “Noi abbiamo promosso la pace”, ha detto seraficamente İInaniır, e ha invitato il ministro a stare alle sue incompetenze.

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