(foto LaPresse)

Ciò che non siamo più, ciò che non vogliamo più

Adriano Sofri

E' quello che dicono le sardine, rifacendosi a Montale

Fedele alla consegna di non farmi indurre in tentazione di suggerire alle sardine, segnalo la simulazione di ingenuità dei loro interroganti, ansiosi di ottenerne “risposte”. L’ha detto, sia pure per inciso, Floris nel suo programma: Montale, Non chiederci la parola. “Codesto solo oggi possiamo dirti / ciò che non siamo, ciò che non vogliamo”. Le piazze delle sardine hanno detto che cosa non sono, che cosa non vogliono. C’è un supplemento prosaico – un monosillabo – alla dichiarazione del poeta, che la allarga a programma della conversione necessaria per una storia che si è andata inoltrando in un vicolo cieco: “più”. Ciò che non siamo più, ciò che non vogliamo più. Che non siamo più rispetto a quello che eravamo personalmente, specialmente se siamo vecchi. E che non siamo più, tutti insieme, rispetto a quello che fummo, tutti insieme, per qualche migliaio di anni. Eredi riconoscenti, capaci di riparazioni.

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