Il sottosegretario agli Affari esteri Manlio Di Stefano (foto LaPresse)

Mi sto trasformando in un grillino

Guido Vitiello

Quando sento le gaffe di Manlio Di Stefano penso che anch'io potrei essere un sottosegretario migliore di lui, e mi indigno per quanto guadagna. Tra un po' finirò per guardarmi allo specchio e urlarmi un vaffa

Che cosa mi sta succedendo? I sintomi non sono ancora inequivocabili, ma ho il sospetto di essermi beccato una brutta rinocerontite. Intendiamoci, se mi guardo allo specchio non ho di che preoccuparmi: sulla fronte non affiora neppure un accenno di corno, e i pantaloni dell’anno scorso mi entrano ancora. I miei sintomi, per il momento, sono tutti mentali. Del resto, la parabola di Ionesco non andava presa troppo alla lettera, no? L’altra sera, per esempio, leggo di un sottosegretario agli Esteri che prende libici per libanesi, e impreco da solo a voce alta. Eccolo là, mi dico: l’ennesimo balengo grillino, degno scudiero di quell’altro balengo che prende cileni per venezuelani. Sospiro, cerco di distrarmi, ma c’è un pensiero sottotraccia che scava come un tarlo. Certo – mi sorprendo a rimuginare – potrei fare i nomi di cento miei amici che sarebbero sottosegretari più decorosi di Manlio Di Stefano. Anzi sai cosa? Saprei farlo meglio io. Quasi quasi mi candido – il pollice opponibile ce l’ho, la stazione eretta pure, già parto avvantaggiato su tre quarti delle liste grilline. E poi – continuo a ruminare – quanto prenderà questo al mese? Io dico che guadagna dieci volte quel che guadagno io. Dimezzargli lo stipendio, dovrebbero. Ma ti pare possibile? Le mie tasse vanno a imbottire di soldi tizi così, che in teoria sarebbero pure miei dipenden… A quel punto il treno dei pensieri si arresta, e sprofonda con tutti i vagoni nell’abisso di un’atroce rivelazione. Corro allo specchio. Aiuto. I rinoceronti grillini mi stanno trasformando in grillino. Ancora poco, e mi mando affanculo da solo.

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