(foto LaPresse)

Qualunque teoria va bene purché contraddica il nemico

Guido Vitiello

Così come i complottisti tendono a credere a versioni anche molto diverse di una storia, chi dice che il Covid è morto e nello stesso tempo accusa i migranti di infettarci dovrebbe essere studiato dagli psicologi

Ma insomma, il gatto di Schrödinger è vivo o morto? Ovvio che è morto, razza di babbei, il paradosso è degli anni Trenta, quanto pretendete che viva un gatto? No, dai, siamo seri: è vivo o morto? La meccanica quantistica dà le sue risposte, ma a noi interessano quelle, un po’ meno rigorose, delle teorie del complotto. In un paper del 2012 (“Dead and Alive: Beliefs in Contradictory Conspiracy Theories”) tre psicologi britannici mostrarono con un esperimento che le persone possono credere simultaneamente a due teorie del complotto in totale contraddizione. Credono, per esempio, che Lady Diana sia stata assassinata dal MI6 o dai nemici d’affari di Mohammed al Fayed; ma credono anche che abbia simulato la propria morte e che, dunque, sia ancora viva. Oppure: credono che Osama bin Laden fosse già morto al momento del raid americano di Abbottabad; allo stesso tempo, sono convinti che il capo terrorista sia tuttora tra noi. Il gatto di Schrödinger è vivo e morto. A differenza dei fisici, però, i teorici del complotto non si interessano alle sovrapposizioni quantistiche del gatto, di Lady Diana o di Bin Laden; se credono a tutto e al contrario di tutto è perché ce l’hanno con le autorità che hanno chiuso il gatto nella scatola d’acciaio di una “versione ufficiale”. Insomma, qualunque teoria va bene purché contraddica il nemico. Bel delirio, vero? Non a caso finiscono negli studi degli psicologi. Invece, quelli che dicono che il Covid è morto, che è una grande bufala per giustificare lo stato di emergenza, e che però ce lo portano gli untori sui barconi, per loro niente camicia di forza: solo un’aula al Senato.

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