Luca Palamara (foto LaPresse)

Intercetto La Qualunque

Guido Vitiello

Ora che i magistrati hanno debuttato in veste di intercettati è arrivato a compimento un processo che durava da decenni: l’Italia è il primo paese al mondo in cui la scena sia stata inghiottita dal retroscena

Intercetto La Qualunque. Manca solo il presidente della Repubblica – sfuggito per un pelo, anni fa, alle incursioni proditorie della Procura di Palermo – e poi avremo accesso alle conversazioni private di tutti gli attori della scena pubblica. Nel frattempo, ricordatevi di segnare negli annali della patria questi incredibili giorni. Perché quando i magistrati – gli ultimi che, per privilegio corporativo, potessero ancora permettersi il lusso di mantenere distinti scena e retroscena del loro operare – hanno debuttato in grande stile, stavolta nella veste di intercettati, nel gran ballo della trascrizione universale delle chiacchiere e dei bisbigli, è arrivato a compimento un processo che durava da decenni. In breve, l’Italia è diventata il primo paese al mondo in cui la scena sia stata inghiottita integralmente, senza residui, dal retroscena. Al punto che non ha più senso chiamarlo retroscena: a rigore è la nuova ribalta, che gli attori più abili del nuovo corso hanno già imparato a calcare, disertando i cerimoniali che si svolgono sui palchi istituzionali (il parlamento è ormai ridotto a un teatro spettrale). Tutto questo non è avvenuto dall’oggi al domani, ma per slittamenti impercettibili, e per apprezzarlo pienamente giova tornare molto indietro, al tempo in cui Op di Pecorelli faceva scalpore per il suo miscuglio di pettegolezzi, insinuazioni, congetture-sonda, dossieraggi, messaggi in codice e ricatti trasversali interni ai ceti dirigenti. Ebbene: quanti rispettabili giornali di oggi, i cui direttori sono ricevuti con deferenza nei talk-show, si distinguono a occhio nudo da Op?

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