Occasioni (non) perse

Adriano Sofri

La mostra di Gregorio Botta alla Galleria Nazionale romana è stata prorogata fino al 7 giugno. Le sue opere hanno una suggestione bellissima, perché mescolano l’ingegnosa precisione allo spirito poetico

So che domani, acquistabile online e in edicola, esce il Foglio Arte dedicato alle “occasioni perse”, mostre non viste in quarantena. Mi voglio aggiungere per avvertire di un’occasione non persa: la mostra di Gregorio Botta alla Galleria Nazionale romana (viale delle Belle Arti), che è stata prorogata fino al 7 giugno. Conoscete Botta, o pensate di conoscerlo, almeno in una delle sue vocazioni. Napoletano, 1953, bel tipo, giornalista all’Unità e, dal 1984, a Repubblica da caporedattore e vicedirettore con Ezio Mauro, ora curatore di Repubblica delle Idee. E, nello stesso tempo, artista. Detto così, sembra che la vita d’artista venga dopo: non credo, glielo chiederò. L’arte non viene mai dopo, del resto, tutt’al più accetta generosamente di pareggiare: “Metà pirata metà artista…”. Bene, la mostra di Gregorio Botta occupa quattro sale della Galleria, quattro stazioni di un itinerario. Il titolo è da Emily Dickinson: “Just measuring unconsciousness”: dice di un uomo che misura l’inconsapevolezza. Le opere di Botta hanno una suggestione bellissima, presso di me, che amo alla follia le cose in cui l’ingegnosa precisione si mescola allo spirito poetico. Una mostra parallela, di Maria Elisabetta Novello, è intitolata al primo verso della stessa poesia di Dickinson: “Each second is the last” – ogni secondo è l’ultimo. I due artisti le hanno dedicate a Lea Mattarella.