(foto dal profilo Facebook di Manoocher Deghati)

Tutto quel che ha visto Manoocher Deghati

Adriano Sofri

Ursula Janssen racconta le avventure drammatiche e spettacolose vissute (e documentate) dal celebre fotoreporter irano-francese-italiano

Manoocher Deghati, sapete, è un celebre fotoreporter irano-francese-italiano: è nato a Orumieh, Iran, nel 1954, vive da alcuni anni con la sua famiglia in Puglia. Nel frattempo gli erano capitate – se le era cercate, del resto – avventure drammatiche e spettacolose in una quantità di punti del mondo in cui succedevano le cose. Ora Ursula Janssen, che è un’archeologa e una scrittrice tedesca-italiana, ha finalmente raccontato le peripezie di Manoocher in mezzo secolo di storia del mondo: il tempo dello Scià, la formazione e la scuola di cinema nella Roma degli anni ‘70, la rivoluzione iraniana e la sua involuzione, la crisi degli ostaggi americani e la catastrofica missione di salvataggio (Manucher era là, solo lui), la brutale guerra Iran-Iraq, la fuga e l’esilio, le missioni in America centrale, Sarajevo assediata, il medio oriente, la Somalia, la guerra del Golfo, il ferimento a Ramallah e la lunghissima degenza parigina agli Invalides, l’Afghanistan e la scuola di fotogiornalismo, con suo fratello Reza, per ragazze e ragazzi afghani – una di loro si guadagnò il Pulitzer – le Nazioni Unite, la primavera araba alla testa dell’Associated Press, il National Geographic… I suoi servizi fotografici procurarono una conoscenza essenziale e rivelatrice di ciascuno di questi capitoli, su Time, Life, Newsweek, Geo…

 

Mancava il racconto di quello che avveniva dietro l’obiettivo: una vita incredibilmente romanzesca trasferita nel romanzo di una vita. Ora, complice la clausura, il libro è online su Amazon, s’intitola “Ho visto”, ha 240 pagine e 58 foto, costa € 11,99 (tascabile) e € 5,99 (e-book). Tratterrete il fiato, vi verrà da piangere, riderete e vi chiederete: Come faceva a trovarsi là, proprio là, proprio quel giorno, proprio quella notte? E come ha fatto a tirarne fuori la pelle? Nella Valle d’Itria, dove ha ormai tanti amici, gli chiedono a volte: “Ma perché sei venuto a stare proprio qui? Hai vissuto in tutto il mondo ed eri libero di scegliere”. Lui risponde: “Appunto, per questo”.