(foto LaPresse)

I rischi di un'Europa a due velocità nella gestione della pandemia

Adriano Sofri

Se un vero divario nell'infierire del virus separasse nord e sud del continente la cosa si farebbe irreparabile: l’accanimento peculiare diventerebbe anche lei un connotato della confusione civile dell’Europa mediterranea

Non so se siano davvero fondate, so che mi sembrano stucchevoli le prediche alla Germania che non capirebbe di fare, dissociandosi dalla solidarietà con l’Europa neolatina, la propria stessa rovina. L’opposizione fra un’Europa del nord, tedesca, olandese, scandinava, austera e rigorosa, un ideale feriale, e un’Europa del sud, italiana, spagnola, portoghese, scialacquatrice e vacanziera – la Grecia si barcamena in una sua deriva ortodossa – è storia vecchia. C’è la Francia, solidarmente neolatina benché non al punto di rompere con la Germania: solo fino al punto di alzare il suo prezzo, temo. Se alla vecchia storia si sommasse una vera differenza nella virulenza della pandemia, sarebbe davvero la catastrofe dell’Unione, la sua parte originaria. Certo, non si può ammettere nemmeno oscuramente con se stessi un malaugurio a finlandesi e olandesi e tedeschi e specialmente svedesi, che provino anche loro una pena quasi lombarda. Non si può, non si deve. Ma se un vero divario nel capriccioso infierire del virus separasse nord e sud dell’Europa (centro e oriente se ne sono andati) la cosa si farebbe irreparabile: l’accanimento peculiare della pandemia diventerebbe anche lei un connotato della sventatezza dissipatrice e della confusione civile dell’Europa mediterranea. Una specie di punizione supplementare del debito pubblico – benché a soffrirne sia stata la regione italiana più avanzata e intraprendente. Terribile pensiero, no? E però, subito dopo averlo avuto, bisogna ripensare anche che c’è un resto di mondo, fuori dall’Europa, anche appena dirimpetto, in cui flagelli naturali e umani hanno infierito terribilmente, e noi europei, in solido, ci siamo affannati a stringere la nostra cintura di sicurezza. Le nostre precoci mascherine sul molo di Lampedusa, la nostra distanza a tanto al metro da Siria e locuste.

Di più su questi argomenti: