(foto LaPresse)

Il retroscena di Mattarella è perfetto in questo momento

Guido Vitiello

Dimostra che se il corpo in onda gode della piena immunità, il corpo fuorionda può beccarsi il virus come noi

Il presidente ha due corpi – uno in onda, uno fuori onda. Il primo, trasmesso in chiaro a tutta la nazione, incarna la dignitas della sua funzione, e di conseguenza è incorruttibile, immortale e ha sempre i capelli a posto. Il secondo, che si può captare solo per un incidente tecnico o una svista dell’ufficio stampa, è il corpo dell’individuo empirico – Mattarella Sergio, anni settantotto, di Palermo – che quella funzione riveste per un settennato, e a cui può accadere di svegliarsi con la vertigine di un ciuffo indocile. Da quando microfoni e telecamere hanno preso a infilarsi ovunque e a violare tutti i possibili segreti, tener separati i due corpi è sempre più difficile. Il mediologo Joshua Meyrowitz, nel preveggente “Oltre il senso del luogo” – pubblicato nel 1985, quando non c’erano ancora i social network – ha ripercorso le carriere dei presidenti americani mostrando come, con l’avvento della televisione, il retroscena sia stato via via sospinto sulla scena, trasformando il politico in uomo comune (e seminando l’antipolitica). Da allora, nessun leader può più controllare la propria immagine, al massimo può accattivarsi simpatie esibendo con calcolata svagatezza retroscena posticci (foto di famiglia, romance, rigatoni). La presidenza della Repubblica è la sola carica, in Italia, che abbia saputo finora proteggere il suo retroscena, ed è un bene. Ma non è un male che la piccola sbavatura sia caduta proprio in questo momento. Perché se il corpo in onda del presidente gode della piena immunità, il corpo fuorionda può beccarsi il virus come noi.