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Trasformare una stanza in un mondo

Dalle lettere tra il poeta Ivanov e lo storico della letteratura Gersenzon, ai viaggi immaginari di Xavier de Maistre

Quando il tuo mondo si riduce a una stanza, tanto vale fare della tua stanza un mondo. Nell’estate del 1920, a Mosca, rinchiusi in una camera del Sanatorio per lavoratori dell’intelletto debilitati, il poeta Ivanov e lo storico della letteratura Gersenzon passavano il tempo a discutere d’arte, religione, filosofia; finché, un giorno, ebbero la sublime pensata di scriversi come due amici lontani. Si consegnavano lettere in silenzio, percorrendo in pochi passi la diagonale della stanza come se a separarli fossero monti, fiumi e vallate; ne nacque, vertiginosa, la “Corrispondenza da un angolo all’altro”. Ma può accadere che si debba sopportare la quarantena in perfetta solitudine; le mura della propria stanza diventano allora i confini del mondo, e se c’è speranza di raggiungere l’esotico finis terrae della finestra, che ci si metta alla ventura a bordo di una poltrona, come Xavier de Maistre nel “Viaggio intorno alla mia camera” (1794). Quarantadue capitoli per quarantadue giorni di confinamento compongono il suo diario di viaggio, che bisognerebbe leggere (il tempo non manca) insieme al racconto che De Maistre stesso scrisse anni dopo, “Il lebbroso della città d’Aosta” (1811). Segregato nella Torre dello spavento perché non possa spandere il suo morbo, l’uomo capisce di dover fare l’eremita suo malgrado, per vocazione forzata – “Non devo avere altra società che me stesso” – e agisce di conseguenza: poiché l’“Imitazione di Cristo” esorta ad aver cura della propria cella, trasforma la Torre dello spavento nel più incantevole dei luoghi.

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