(foto LaPresse)

Trasporti in perdita

Mariarosaria Marchesano

I piani di Fnm nell’immobiliare, e come ripensare l’offerta dopo il Covid. Parla il presidente Gibelli

Meno male che c’è il mattone a dare una mano al gruppo Ferrovie Nord Milano, in questi tempi in cui pesa l’impatto dell’emergenza Covid sul trasporto pubblico locale. Dalla cessione dei diritti di superficie per 99 anni di 7 mila metri quadrati nell’area di Bovisa – che dovrebbe avvenire nell’ambito del progetto “Reinventing Cities” in collaborazione con il Comune di Milano – entreranno almeno 14,4 milioni di euro nelle casse del gruppo presieduto da Andrea Gibelli. A tanto ammonta, infatti, il prezzo base fissato per l’asta internazionale indetta da Palazzo Marino, nell’ambito del Pgt, il cui termine per le offerte economiche è stato prorogato dal 4 maggio al 5 giugno a causa dei ritardi del lockdown. Un altro progetto immobiliare Fnm lo avrebbe messo in cantiere per piazzale Cadorna, dove ci sono sia il palazzo della sede legale della società sia gli spazi commerciali di proprietà all’interno della stazione. E’ possibile che in prospettiva si pensi a valorizzare gli asset con partner privati, ma di quest’operazione – che è circolata in alcuni report di analisti finanziari – il presidente Andrea Gibelli preferisce non parlare con il Foglio, ritenendo sia “prematuro” qualsiasi tipo di comunicazione da parte di Fnm che è quotata in Borsa. Gibelli, del resto, ha anche altro per la testa.

 

Come presidente nazionale di Asstra, l’associazione che raggruppa 144 società di trasporto pubblico locale, è preoccupato per il fatto che nel decreto Rilancio il governo abbia stanziato per adesso solo 500 milioni a copertura di perdite per 1,5 miliardi previste per il 2020 nel settore in seguito al calo della vendita di biglietti durante la fase di blocco. Chi metterà la restante parte, gli enti locali azionisti delle società, nel caso di Fnm la Regione Lombardia, che è socio di maggioranza? Del resto, il contratto di servizio prevede che sia la Regione a dover garantire l’equilibrio economico e finanziario di Trenord (controllata da Fnm), che a fine anno potrebbe aver accumulato perdite per qualche centinaio di milioni. “Il governo ha deciso le misure restrittive che hanno causato le perdite e il governo dovrà stanziare le ulteriori risorse necessarie”, dice Gibelli, che intende sottolineare la natura del deficit che in questo caso non deriva da una inefficiente gestione societaria ma da quella che gli addetti ai lavori definiscono “bigliettazione” per indicare la linea di ricavi dalla vendita di biglietti. Il governo, però, ha fatto quello che doveva fare per affrontare una grave emergenza nazionale: ha tenuto il più possibile a casa le persone e ha sconsigliato l’uso di mezzi pubblici per salvaguardarne l’incolumità. Non crede? “Giusto, ma non è un costo di cui possiamo farci carico noi – prosegue il presidente di Fnm e di Asstra – Nel periodo del blocco c’è stata una riduzione della circolazione del 70 per cento, che è solo in parte ripresa poiché, da quello che stiamo vedendo, qua cambierà tutto: scuole e università si stanno già organizzando per proseguire almeno in parte la didattica a distanza il prossimo autunno, moltissime imprese continueranno a far lavorare le persone in smart working, enti locali e uffici pubblici, ma anche bar, ristoranti e negozi funzioneranno diversamente da prima, cambieranno orari e flussi di mobilità delle persone. Voglio dire che è in corso un gigantesco cambiamento dell’organizzazione sociale e lavorativa. Il che, non mi fraintenda, è anche un bene, vuol dire che finalmente riusciremo a superare quegli odiosi picchi delle ore di punta, così come le fasce orarie in cui i mezzi sono praticamente vuoti, e a costruire un uso più razionale del trasporto pubblico locale. Ma tutto questo implica un ripensamento del modello di business delle società”.

 

Insomma, sembra di capire che il timore più grande non sia tanto legato alle perdite di fatturato imputabili direttamente al Covid, quanto ad una prospettiva di riduzione strutturale di un business regolamentato, basato sui contratti di servizio con gli enti pubblici concessionari, che finora ha tratto la sua forza dai grandi numeri, soprattutto nelle aree metropolitane, e che in Lombardia ha conosciuto un grande sviluppo negli ultimi anni diventando anche terreno di competizione tra le amministrazioni locali. “Andrebbe ripensato il sistema regolatorio e l’ offerta di servizio delle società. Anche noi stiamo provando a immaginare come posizionarci in questo mondo nuovo”, conclude Gibelli che non si sbilancia oltre sui piani di Fnm. Eppure, il Covid non ha influito solo sul traffico passeggeri. Ad essere rallentata è anche un’altra importante operazione e cioè l’acquisto del pacchetto di maggioranza della Milano Serravalle (53 per cento) dalla Regione Lombardia, annunciata lo scorso luglio in una lettera di intenti e di cui non si è più sentito parlare. Tale mossa rafforzerebbe il ruolo strategico del gruppo nella mobilità regionale, settore su cui dimostra mire di espansione anche Atm, società controllata dal Comune di Milano. Ma le grandi manovre per ora sono sospese, perché prima bisogna inventarsi come gestire la mobilità al tempo della pandemia guardando a un futuro più moderno ma nel quale ci si potrebbe spostare di meno.