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Ma dove vai, Milano in bicicletta? Scene da un boom (e meno male)

Paola Bulbarelli

Vendite più che raddoppiate, corsie ciclabili che aumentano, impennata dello sharing. "La domanda è addirittura superiore all’offerta e si fa fatica a trovarne da preparare", racconta Luca Valentini della Detto Pietro

Sono ripartiti tutti in bicicletta, e quelli dei mezzi pubblici hanno tirato un sospiro di sollievo. Sulla Darsena, tra il negozio di frutta e verdura e quello delle spezie, il biciclettaio lavora incessantemente: chi ha bisogno di lui forma una lunga coda, ordinata, mascherata e guantata, aspettando pazientemente il turno. Un altro rivenditore di bici di corso Garibaldi manco risponde al telefono, tanto è il da fare. Quello in piazza Vetra apre presto. D’altronde basta guardarsi intorno ed è tutto uno sfrecciare di due ruote: belle signore con cestini sul manubrio che portano la spesa, altre con i seggiolini e i bambini, perfetti businessmen in giacca e cravatta, ma in quel target fa più fighetto il monopattino elettrico. “Bisogna stare attenti – dice una ragazza su bella bici nuova fiammante – ora ricominciano a girare anche le auto e sono un pericolo”. Maledette auto. Ma spesso pure le bici azzardano, viva l’anarchia, e corrono a velocità sostenuta in contromano o sui marciapiedi. E allora attenzione doppia, dato che sono decuplicate.

 

“Le vendite sono più che raddoppiate – ci racconta Luca Valentini della Detto Pietro, negozio storico dal 1895, prima azienda produttrice di scarpe per biciclette da corsa – senza dubbio il ‘bonus bici’ è stato molto importante. Certo, le modalità di rimborso non le conoscono nemmeno i commercialisti, quindi faccio fatture e poi vedremo. La domanda è addirittura superiore all’offerta e si fa fatica a trovare bici da preparare. In più di 25 anni che lavoro in questo settore non era mai successo un boom di vendite di questo genere”. Non è una moda, o almeno non lo è ancora. E’ una necessità. La chiamano “nuova mobilità”. Che va a fare il paio con “l’urbanistica tattica”. Denominatore comune: le due ruote a pedali. Ma anche l’e-bike, il monopattino elettrico, il segway, l’hoverboard, il monowheel. Tutto per dire che la “nuova normalità” inizia su una o due ruote invece di quattro, perché è meglio lasciare a casa i mezzi inquinanti, usare meno i mezzi pubblici per la presenza delle persone, fare movimento dopo due mesi di inattività. E poi, pare che uscire in bicicletta significhi più acquisti nei negozi di quartiere, più attenzione agli spazi comuni e molte altre conseguenze desiderabili. Dopo le diverse polemiche sulle piste ciclabili, che in tanti dicevano inutili, ecco la rivincita del sindaco Sala che aveva benedetto i suoi 35 nuovi chilometri di percorsi ciclabili (che dovrebbero essere pronti entro la fine del 2020). Un piano Milano che era tanto piaciuto all’attivista Greta Thunberg (dov’è finita?) e che diverse città europee stavano copiando. Ci voleva il Covid per decretare gli spostamenti del prossimo futuro in una città, oltre tutto, che si confà perfettamente ai mezzi leggeri: non grande, pochi su e giù, facile da girare (a parte pavé e rotaie). Metà dei progetti delle ciclabili riguarda strade che partono dalla periferia e arrivano a ridosso del centro, e almeno in due casi avranno l’ambizioso obiettivo di offrire un’alternativa ad autobus e tram.

 

Per quanto riguarda le bici in sharing, al momento, due sono le tipologie di servizio: stallo fisso con il BikeMi e le bici free floating. A Milano ci sono oltre 32 mila stalli per la sosta in tutta la città, di questi 6.900 sono esterni al Municipio 1 e collocati nelle aree adiacenti alle fermate della metropolitana e 3.350 si trovano lungo le piste ciclabili. “Gli stalli per le bici crescono in modo continuativo per nuove installazioni che tengono conto anche dell’introduzione dei nuovi veicoli”, dicono dal Comune. Le bici in condivisione senza stallo fisso, a breve, da 8 mila diventeranno 16 mila, mentre i monopattini elettrici passano gradualmente da 2.250 a 6.000 nelle prossime settimane. “Lavoriamo per allargare l'offerta di mobilità –dice Marco Granelli, assessore alla Mobilità e Lavori pubblici – Un obiettivo che abbiamo da tempo ma che ora, considerate le limitazioni del distanziamento sulla rete di trasporto pubblico, è diventato un imperativo. Dare ai cittadini alternative e consentire un trasporto flessibile e leggero complementare a bus e metropolitane ci permetterà di contenere la congestione e anche i livelli di inquinamento in città. E’ però importante rispettare le regole della strada e muoversi sempre, qualunque sia il mezzo adottato per i nostri spostamenti, con buonsenso e rispetto per tutti”.

 

Dal 4 maggio, alla riapertura, i cittadini hanno premiato molto i monopattini e le bici in sharing, con aumenti percentuali rispettivamente di 45 e 26 punti percentuali, portandosi a -50 e -65 per cento rispetto a pre coronavirus. Tra stalli, pali della luce o dei semafori o qualsiasi appiglio per una catena, presi di mira per legare in sicurezza le biciclette, si fatica a posteggiare. Il buono mobilità coprirà il 60 per cento della spesa per chi vorrà acquistare una bici, anche a pedalata assistita. “Ma quelle le comprano su internet – incalza Valentini- vengono dalla Cina o dagli Stati Uniti. E chi farà l’assistenza?”.

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