Lyceum Alpinum Zuoz (foto Wikimedia)

La fuga scolastica in Engadina dei rampolli vip di Milano (con mamme)

Fabiana Giacomotti

Nessuno ha calcolato quanti bambini non siano mai rientrati in Lombardia e in Piemonte dopo la settimana bianca di fine febbraio, continuando a fare lezione da remoto, ma si parla di un centinaio di famiglie

A parte che ci è bastato fare una ricerca dallo smartphone sul corpo docenti del Lyceum Alpinum Zuoz perché il nostro profilo Instagram si affollasse di pubblicità dei camp estivi nei college svizzeri di sette cantoni minimo (grazie infinite, abbiamo già dato molto a lungo e molto dispendiosamente negli anni Novanta), non siamo riusciti a metterci in contatto con la professoressa Erica Bruni, titolare dell’insegnamento di Storia del celebre istituto che, dice un messaggio rimbalzato per settimane fra i cellulari degli habitués dell’Engadina, starebbe lavorando al progetto di un scuola elementare parificata per i poveri bambini italiani finiti nelle maglie dell’indecisione della ministra Azzolina. Il messaggio diceva appunto di rivolgersi a lei, “nata in Piemonte”, per avere informazioni sulle modalità dell’eventuale iscrizione e dunque mettersi al riparo da eventuali discrasie scolastiche italiane, “in un momento in cui il ministro dell’Istruzione italiano non ha ancora deciso come classi di 25 bambini potranno funzionare”.

 

Da due giorni la ministra ha dichiarato di “volere tutti in classe a settembre”, ma tre mesi di tentennamenti e di grottesche valutazioni sulle “aule vecchie” (madame, ci sono le palestre, i cinema, i doppi turni come ne facemmo noi molti anni) hanno pesato parecchio, offrendo il destro alle scuole straniere di valutare opzioni alternative per i tantissimi benestanti che dal giorno uno del lockdown non si sono più mossi da Sankt Moritz, Silvaplana, Celerina, Pontresina e, appunto, la bella Zuoz con il Lyceum aperto nel 1908 per offrire un riparo “ai ragazzi rimasti indietro negli studi” e poi diventato asilo dei ricchi e più o meno famosi. Nessuno ha calcolato quanti bambini non siano mai rientrati in Lombardia e in Piemonte dopo la settimana bianca di fine febbraio, continuando a fare lezione da remoto, ma si parla di un centinaio di famiglie che i valligiani hanno peraltro osservato a distanza, a lungo convinti che il Covid fosse una faccenda tutta italiana, anzi lombarda, fino alle misure restrittive assunte anche dal cantone e in allentamento solo in questi giorni. Nel mese di marzo, anzi, si erano fatte anche sui giornali italiani delle grasse ironie a proposito del giovani milanesi che, nel corso di una cena verso fine marzo, si erano infettati l’un l’altro finendo in quarantena fiduciaria. La segreteria dell’Alpinum dice di aver ipotizzato una classe di “qualche decina” di bambini per la primaria, a cui offrire i propri servizi per il prossimo anno scolastico. “Niente scuola da remoto, niente iPad”, ma molto sci. Mamme quasi tutte nullafacenti molto felici, babbi in smart working eterno pure: il gruppo è molto coeso, dunque le cenette possono continuare, e poi a Milano i livelli di CO2 sono già tornati ai livelli pre Covid. Si decide fra una decina di giorni.