Milanesiana monocolore

Sconcerto per la perfetta antitesi fra il tema scelto da Claudio Magris per l'edizione di quest’anno, dei bene auguranti “Colori”, e l’assoluta mancanza degli stessi nel programma

Cicip e Ciciap. Sconcerto milanese per la perfetta antitesi fra il tema scelto da Claudio Magris per la Milanesiana di quest’anno, dei bene auguranti “Colori”, e l’assoluta mancanza degli stessi nel programma, se non come vaga ispirazione al servizio dei volti e dei nomi della Milanesiana di sempre, e cioè della sua “ideatrice e direttrice” Elisabetta Sgarbi. Che cosa saranno mai i “colori dell'economia” se non il ”nuovo socialismo” raccontato da Thomas Piketty? E quali pensieri evoca il “colore della pace”, metonimia del boh assoluto? (Si tratta di una pur benemerita celebrazione del venticinquesimo della scomparsa di Yitzhak Rabin, ma il titolo potrebbe valere per chiunque). E’ un vero peccato che, in sette settimane di incontri, dal 29 giugno al 7 agosto, da Milano a Napoli passando per Gatteo Mare e Forlimpopoli con quel suo toponimo fantastico, di colori parli solo Luca Parmitano, e c’è da giurare che tutti gli chiederanno delle tempistiche spazio-temporali del Covid. Un peccato, voler parlare davvero di colori senza rivolgere alla vera star mondiale sull’argomento, lo storico Michel Pastoureau, che disgraziatamente pubblica per Feltrinelli e non per la Nave di Teseo dell’abilissima Sgarbi. Il pubblico scoprirebbe che il tessuto economico italiano accoglie l’ultimo produttore mondiale di guado, “erede” della famiglia di Piero Della Francesca che ne era la massima esportatrice, e che a una fabbrica alle porte di Milano, la Maimeri, si rivolgono tutti i grandi pittori mondiali. Piccoli spunti da svolgere in modi e con nomi grandiosi, volendo. Non fosse per un “Morgan a colori” che si presuppone farà fuochi di artificio, sarebbe proprio la Milanesiana monocolore di sempre.