Meno strilli e più domande serie. La commissione del dott. Usuelli

Cristina Giudici

L'unico consigliere regionale di +Europa spiega perché l'obiettivo non dev'essere accanirsi contro qualcuno, ma accertare le responsabilità

"Io mi autocandido a tutto”, dice con ironia l’unico consigliere regionale del gruppo +Europa - Radicali in Lombardia, capogruppo di se stesso e che si è candidato a guidare la commissione d’inchiesta sull’emergenza Covid, diventata l’ennesimo rompicapo del Pirellone. Fra veti, pressioni da parte degli alleati al governo Pd-M5s e il lodo Patrizia Baffi, la consigliera di Italia viva che si è dimessa da presidente della commissione venerdì scorso dopo aver denunciato in diretta facebook di essere stata strumentalizzata dai giochi di palazzo. Una commissione nata su iniziativa delle opposizioni. Medico di terapia intensiva neonatale, Usuelli spiega al Foglio cosa dovrebbe fare la commissione per essere costruttiva, senza accavallarsi alle indagini giudiziarie (vecchio vizio, a sinistra). E rappresentare un’opposizione non urlata a una Giunta che litiga in continuazione (anche) con la scienza.

 

“La commissione deve scardinare la dinamica del rimpallo delle responsabilità fra governo centrale e quello regionale, accertare le responsabilità delle scelte sbagliate. Bisogna approfondire quanto è stato fatto per la formazione degli operatori sanitari: un tema strategico considerato che durante la fase più acuta dell’emergenza sono stati utilizzati ad esempio anche medici ortopedici e dermatologi che non potevano avere le stesse conoscenze per difendersi dal contagio rispetto a chi lavora quotidianamente in terapia intensiva. Morale: i medici inseguivano a piedi un virus che correva negli ospedali a bordo di una Ferrari”, spiega con una metafora efficace. Usuelli si era anche “autocandidato” a diventare osservatore dell’unità di crisi della Regione durante la pandemia, dove ogni tanto si presentava per chiedere conto di scelte per lui incomprensibili. “Un tratto comune dei populisti, dalla Lombardia al Brasile fino alla Russia, è stato quello di negare spesso l’evidenza scientifica”.

 

Fra i suoi obiettivi, c’è quello di vincere la battaglia per le open source: la condivisione dei dati disaggregati da far esaminare agli studiosi, alle intelligenze migliori con modelli clinici. “E invece in Lombardia è andata così: facevano (e ancora fanno) elaborare i dati alla loro unità di crisi, in cui i tecnici subiscono le decisioni politiche. Risultato: si accorpano i dati dei contagi senza capire come o dove avvengono. E anche quelli dei decessi, senza fare comparazioni con quelli degli anni precedenti. In questo modo non si riesce a capire quanti siano stati davvero quelli avvenuti a causa del Covid poiché tantissimi sono morti in casa”. Poi c’è il capitolo delle Rsa. “Tutti si sono concentrati sulla famosa delibera regionale per chiedere alle residenze sanitarie per anziani di accogliere i malati, ma nessuno si è accorto della richiesta di accogliere anche i pazienti ricoverati negli ospedali per altre patologie, senza sapere se fossero stati contagiati. E così si sono creati dei focolai incontrollabili”.

 

Criticato per non aver votato la mozione di sfiducia dell’assessore Giulio Gallera, lui replica: “Semmai si devono chiedere le dimissioni del governatore e tornare a votare, troppo facile chiedere la testa di un assessore”. Usuelli ribadisce che in ogni caso ci vuole un’opposizione responsabile che porti a un cambiamento del sistema sanitario”. Nella commissione d’inchiesta, che non è ancora partita perché non si trova un accordo politico sulla presidenza, vorrebbe chiedere audizioni e documenti agli esponenti del governo che “ha sbagliato a considerare il virus come un nemico esterno, invece di capire che a gennaio già circolava in Italia”. Sono molti fatti da ricostruire. “Un altro esempio? Mi piacerebbe ascoltare la versione del governatore dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, che ha scelto autonomamente di chiudere un paese che per ironia della sorte si chiama Medicina, senza chiedere l’autorizzazione al governo centrale. In Lombardia, invece, dove la richiesta di maggiore autonomia viene sempre sbandierata, non hanno avuto il coraggio di creare un cordone sanitario intorno alla Valseriana. A volte in commissione Sanità mi cadono le braccia, ma vado avanti perché presidenza o meno, la commissione deve fare un tracciamento degli errori e poter avviare buone pratiche. La domanda da porsi oggi è la seguente: perché ora che siamo usciti dall’emergenza, non si fa una mappatura delle persone entrate in contatto con i positivi al Covid? Nel futuro immediato, a mio avviso ci saranno diversi tecnici che faranno abiura delle scelte fatte”.  La sua autocandidatura alla guida della commissione su emergenza Covid è sostenuta dall’appello pubblico di 500 operatori sanitari lombardi. Lui si considera un’opzione possibile contro il probabile, e sostiene di non voler essere un ostacolo “perché va ricostruito il rapporto di fiducia infranto fra le istituzioni e gli operatori sanitari”.

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