(foto LaPresse)

L'R-0 inchiestista

Fabio Massa

Alla prova dei dati, si depotenzia il virus della Mani pulite Covid. Ma spunta il caso test Diasorin

Avanti lentamente, chissà se con giudizio. Frenano i contagi e si sgonfiano anche certe inchieste. Ma l’azione della magistratura non demorde, e solo i più ottimisti immaginavano che si sarebbe aspettata la fine dell’emergenza e della pandemia. E invece no, ancora con i morti caldi arrivano i magistrati. Ma le ricostruzioni a posteriori infatti perdono il pathos e i titoloni trainati dalla Repubblica ex Verdelli dei primi giorni, i contesti vanno sbiadendosi, provvedimenti che sembravano non solo corretti formalmente, ma finanche giusti e logici, diventano illogici come antichi errori dei quali si scopre la gravità solo dopo molto tempo. E, dunque, a che punto siamo con le inchieste Covid in Lombardia? Ce ne sono varie, e all’elenco se ne è aggiunta una sulla Diasorin, forse la più insidiosa. E vanno tenute d’occhio perché, come i focolai, potrebbero riaccendersi nel corpo fiaccato della politica regionale quando meno ce lo si aspetta. La prima è a Bergamo e come reato ipotizza l’epidemia colposa a carico di ignoti.

 

Il caso è noto. Domenica 23 febbraio si scopre che all’ospedale di Alzano ci sono due contagiati. Alle 14 la direzione sanitaria decide di chiudere tutto. Poi però si decide per la riapertura. Perché? Ai pm, ai primi di maggio, è stato Luigi Cajazzo, il direttore generale Welfare a spiegarlo. Da Regione, in mezzo alla bufera, si chiede alla direzione generale se erano stati previsti i protocolli. “E’ tutto a posto”, avrebbero detto i vertici dell’ospedale. I locali sanificati e predisposti “percorsi separati Covid e no Covid”. Insomma, via libera. Secondo Cajazzo la Regione decide di riaprire perché era impossibile “rinunciare ad una importante offerta assistenziale, sia pure limitata alle urgenze”. In effetti, mancano posti letto ovunque. C’è pure chi in Regione si chiede se non sia stata la chiusura il problema: come si può decidere di serrare un Pronto soccorso nel momento in cui tutta la Sanità è tesa nello sforzo di dare una cura, con i pazienti che stazionano nei corridoi? Intanto rumors regionali raccontano di un Cajazzo molto stanco, provato. Il dg Sanità è stato anche infettato ed è guarito dal coronavirus, ma non ha mai smesso di lavorare anche se da remoto. Ha scritto le delibere più scottanti, tra le quali quella sulle Rsa, che inizialmente ha dato scandalo (a chi non l’ha letta). Ci sono varie inchieste sul tema delle residenze per anziani, ma la più importante, poiché sollecitata fortemente da un Gad Lerner in versione Mani pulite rediviva, è sicuramente quella sul Pio Albergo Trivulzio. Un album di vecchie foto, praticamente. Stesso luogo, stesso clima forcaiolo.

 

Intanto però dopo le prime denunce sulla strage, e la chiamata ai boia perché eseguissero sentenze, l’inchiesta sta prendendo una via assai più razionale. Perché i magistrati che fanno il loro lavoro non corrono dietro alle prime pagine, ma alle responsabilità. Così si è scoperto (e bastava, appunto, leggerla) non solo che la famosa delibera regionale non imponeva a nessuna Rsa di prendersi i malati di Covid, ma che imponeva viceversa a chi avesse scelto di farlo di avere un padiglione separato e personale separato. Non bastasse, si è poi scoperto che il Pio Albergo Trivulzio non ha aderito alla convenzione regionale, dunque non rientra tra i 15 casi che hanno preso malati Covid a bassa intensità. Non bastasse ancora, si è scoperto che forse il problema è sui dispositivi medici, perché il contagio è arrivato da fuori, tra infermieri e parenti. E a questo punto rimane l’incognita: di chi era la responsabilità di distribuire e usare mascherine e dispositivi medici? Da Palazzo Lombardia citano un articolo della Costituzione, il numero 117 alla lettera “q”. Quello che stabilisce che è di esclusiva competenza statale la “profilassi internazionale”. Tradotto: sarebbe di competenza statale. Ma si finisce in argomenti da costituzionalisti, e dunque sicuramente complessi e dibattuti. Anche perché invece la Sanità è una competenza regionale, e dunque decideranno i giudici quando sarà tempo. Ovviamente i parenti delle vittime del Trivulzio vogliono verità, ed è giusto che sia così. Rimane in alcuni una certa politicizzazione delle richieste, ma anche questo è del tutto normale. L’inchiesta tuttavia ha perso la sua viralità mediatica, almeno per ora.

 

L’ultimo comparso sulla scena è invece il fascicolo riguardante Diasorin. La società dal 31 marzo ha cominciato un rally di Borsa che l’ha portata da un valore di 120 euro ad azione a oltre 160, dovuto a milioni di vendite dei prodotti di screening anti Covid nel mondo. I magistrati hanno aperto un fascicolo su input di una concorrente di Diasorin, la TechnoGenetics. Il caso è nelle mani del procuratore aggiunto Maurizio Romanelli e del pm Stefano Civardi. La Diasorin sta producendo un test che avrà una attendibilità vicina al 100 per cento, per un costo sul mercato mondiale di 4 euro a prodotto.