(foto LaPresse)

strascichi di governo gialloverde

Salvini e Open Arms, dove eravamo rimasti?

Giovedì l'Aula del Senato dovrà decidere se autorizzare il processo all'ex ministro dell'Interno per la vicenda dell'agosto 2019. I precedenti e i possibili scenari

Giovedì l'Aula del Senato sarà chiamata a pronunciarsi sull'autorizzazione a procedere nei confronti di Matteo Salvini per la vicenda Open Arms. L'ex ministro dell'Interno è accusato dal tribunale dei ministri di Palermo di "sequestro plurimo di persona aggravato" e "abuso d'atti d'ufficio" per aver ritardato lo sbarco e aver trattenuto all'interno dell'imbarcazione della Ong spagnola oltre 100 migranti nell'agosto del 2019: erano le stesse settimane della crisi di governo che avrebbe sostituito l'alleanza gialloverde con quella rossogialla

 

 

 

 

Lo scorso maggio, quando la richiesta venne esaminata dalla Giunta per le immunità del Senato, i tre senatori di Italia viva furono politicamente (anche se non numericamente) determinanti – non partecipando alla votazione finale – , nel respingere l'autorizzazione a procedere. Adesso però a Salvini per evitare di andare a processo servono almeno 160 voti: con l'apporto dei 18 senatori renziani, gli basterebbe raggranellare 6 voti tra Gruppo misto e autonomie. Tutti allora hanno iniziato a chiedersi: come voterà Italia viva? Lo stesso Renzi non si è sbilanciato. "Leggiamo le carte e poi decidiamo", ha dichiarato nelle scorse ore. 

 

 

 

 

 

 

Il Caso Diciotti

 

Quello relativo alla Open Arms è il terzo procedimento giudiziario per cui viene chiesta l'autorizzazione a procedere nei confronti di Salvini. Secondo l'accusa, nell'agosto del 2018 il segretario della Lega da ministro dell'Interno in carica differì ingiustificatamente lo sbarco di 190 persone soccorse dalla nave Diciotti della guardia costiera italiana nelle acque internazionali a largo di Malta. Il tribunale dei ministri di Catania, incaricato di valutare i reati commessi nell'esercizio delle funzioni ministeriali, formulò allora l'accusa di sequestro di persona, arresto illegale, abuso d’ufficio e omissione d’atti d’ufficio. La richiesta di autorizzazione a procedere venne così trasmessa alla giunta per le immunità del Senato, che nel febbraio 2019 votò contro. I ministri cinque stelle (e il premier Conte), che all'epoca erano alleati della Lega, sostennero che l'indirizzo perseguito da Salvini era condiviso "collegialmente" all'interno del governo. Il diniego all'autorizzazione venne espresso anche dal 52 per cento dei votanti sulla piattaforma Rousseau

 

 

 

 

 

 

La nave Gregoretti 

 

Pochi mesi più tardi però le posizioni si ribaltarono. Quando a Salvini venne contestato, sempre dal tribunale dei ministri di Catania, il reato di sequestro di persona per non aver autorizzato lo sbarco dei passeggeri a bordo della nave Gregoretti, nel luglio 2019, i cinque stelle cambiarono posizione, sostenendo che quella assunta dall'ex ministro dell'Interno fosse una decisione individuale. Nel voto in giunta dello scorso gennaio l'autorizzazione passò con il voto degli stessi senatori della Lega, e in Aula con il voto compatto di tutta la maggioranza. In poche parole dopo la pronuncia parlamentare Salvini potrà essere processato dal tribunale ordinario di Catania. Cosa che avverrà anche a Palermo se giovedì il Senato autorizzasse il processo sulla vicenda Open Arms.