La donna recuperata dagli operatori di Open Arms (foto LaPresse)

Il volto inumano di Salvini

David Carretta

I corpi galleggianti di una donna e di un bimbo nel Mediterraneo sono prova del lato oscuro della politica migratoria italiana

Il ministro “Lo dico da papà” Matteo Salvini è stato sfortunato. Open Arms, una delle imbarcazioni della ong catalana Proactiva, ha sfidato le sue intimidazioni e ha fatto nuovamente rotta verso la Libia. Dopo l’annuncio di Salvini via Twitter che Open Arms avrebbe visto i porti italiani solo in cartolina, l’imbarcazione si è imbattuta nei resti di un gommone su cui giacevano due donne e un bambino. Annalisa Camilli di Internazionale, che è a bordo di Open Arms, ha raccontato il salvataggio dell’unica sopravvissuta, Josephine, e il recupero dei corpi di una donna e di un bambino di circa cinque anni: “Per la dottoressa di bordo Giovanna Scaccabarozzi la donna era morta da diverse ore mentre il bimbo era deceduto da poco”.

 

  

Oscar Camps, il fondatore di Proactiva, ha fatto una denuncia agghiacciante: “La guardia costiera libica ha annunciato di aver intercettato una barca con 158 persone a bordo e aver fornito assistenza medica e umanitaria. Quello che non ha detto è che ha lasciato due donne e un bambino a bordo e ha affondato la nave perché non volevano salire sulla motovedetta libica”. L'accusa di Camps è grave e merita un’inchiesta, almeno per omissione di soccorso. I due cadaveri della donna e del bambino non vedranno i porti italiani nemmeno in cartolina per colpa dei trafficanti, ma anche grazie alla politica di Salvini e dei suoi alleati nazionali e europei, oltre che degli esecutori libici.

 

  

La guardia costiera libica è finanziata, addestrata e monitorata dall’Italia e dall’Unione europea, che sperano così di appaltare il lavoro sporco alle sue motovedette. La criminalizzazione e il sequestro delle imbarcazioni delle Ong (diverse navi sono bloccate a Malta) ha ridotto le capacità di salvataggio nel Mediterraneo centrale. La creazione di una Sar (zona di “search and rescue”) della Libia è una finzione ipocrita e cinica, visto che i libici non hanno i mezzi per coprire una zona così vasta e non esiste porto sicuro nel paese per i migranti. La chiusura dei porti decisa di imperio da Salvini ha rimesso in discussione il principio del soccorso in mare che regola il diritto internazionale da secoli. Il ministro ha chiuso in fretta la sua inchiesta: “Bugie e insulti di qualche ong straniera confermano che siamo nel giusto (…). Io tengo duro”. In fondo Salvini è fortunato. Dimenticata la foto del corpo di un bambino che galleggia, il popolo tornerà ad applaudire la sua mancanza di umanità.