Proactiva Open Arms (foto LaPresse)

Giganti e mare

Giuliano Ferrara

Al Sisi e Salvini, il re egiziano e il Truce kitsch. E la foto di Gasol, eroe omerico. Conta come ci si presenta sulla scena

Ho capito perché il Truce postò la fotografia del marinaio piè veloce, con tutti i suoi vichinghi anelli al naso e un codone biondo e occhi molto intensi e pelle consumata da sole e sale, a significare che un brav’uomo, un italiano coi fiocchi come lui, non può prendere indicazioni da un barbaro. Passo azzardato, misurarsi con uno che pareva Achille.

 

L’ho capito quando ho visto la fotografia del Truce con al Sisi, generale forse benemerito nel tormentato Egitto ma per alcuni versi discutibile: i due erano esteticamente affini, salvo un preziosismo molto fashion dell’italiano coi fiocchi: il suo braccialetto e sopra tutto i suoi calzini marca Gallo, credo, quelli con le strisce colorate orizzontali (toglierseli prego, per chi li porta, qualunque sia la caratura di bellezza che su quei calzini incombe eventualmente). I due corpi del re erano affini, affini le posture, Salvini è il nostro potenziale al Sisi. Ma nel suo abito presidenziale da generalissimo fattosi laico, l’egiziano era perfetto, come il barbaro, mentre l’italiano coi fiocchi era appunto infiocchettato, di un’eleganza così rara da non essere addirittura percepibile, era kitsch, come direbbe Guido Vitiello.

   

    

Questo solo per introdurre, senza parere lombrosiano (sebbene Lombroso non fosse proprio un passante, era darwinista per la gioia degli evoluti della specie), un altro tema, stavolta non dei minori, almeno dal punto di vista politico-letterario. La recente immagine del cestista spagnolo che gioca col Memphis era parlante, più, molto di più, delle sue stesse interviste in cui sono dette cose buone, personalmente sentite, parte di un’ideologia umanitaria che si può contestare come ideologica ma non come sentimento naturale della cosa. Nell’atto di collaborare al soccorso marittimo che ha portato in salvo una donna d’Africa e ha registrato il decesso di un’altra donna sventurata con bambino, qualcosa di ordinario e di straordinario insieme, il cestista alto un metro e novantacinque, bello e ricco, dotato di barba e dell’idioma di Don Chisciotte, sembrava un gigante omerico, un Diomede in battaglia, un eroe torreggiante, tanto più in quanto presumibilmente non voleva esserlo, si affidava agli dèi dell’animo suo, non straparlava del suo corpo a disposizione dell’umanità come i rètori di qui. Le sue open arms, le braccia aperte a cui allude il nome della nave, figurano come armi di bronzo e come scudo, e la battaglia diveniva immediatamente comprensibile per mezzo dell’immagine da sogno, sottratta alle nubi che per grazia dei numi talvolta in Omero nascondono e rapiscono i combattenti per salvarli, a seconda della loro affiliazione divina.

    

 

Conta come si è e come ci si presenta sulla scena del mondo, quando la scena si popola di fantasmi, di spettri e di speranze deluse. Se hai un fisico tributaristico o odontotecnico, sta’ attento a come parli, a come ti muovi, alle calze che indossi, metti in conto il tuo pallore o la tua banale abbronzatura di piscina o di lampada e confrontati sapendo che non sei alla pari. Questo ognuno lo vede, lo si spiega in breve. Trump, per esempio, ha due occhiaie sbiadite da lampada o da gioco del golf che mettono i brividi, come la sua cravatta rossa che gli arriva “a paro le ginocchia”, mentre il restyling di Putin ha qualcosa di grave e di ribaldo, non c’è niente da fare.

  

E poi in questa gigantomachia per immagini c’è il mare, che è ambiguo, sarebbe l’unico soggetto che dovrebbe incutere paura, per come fa tremare le imbarcazioni, le asseta, le lascia a mollo, e per come impartisce il suo battesimo funesto ai prescelti. Ma anche per come rispecchia l’anima e definisce chi lo conosca, lo tema, lo adori e lo santifichi con ogni mezzo, in attesa di un porto aperto o chiuso, di una rotta breve o lunga. Certe emozioni collettive smisurate, altro che il rimpiazzo etnico, non si capiscono se non si tenga presente lo sfondo del mare, che non è banalmente “povetico”, e anzi dovrebbe in modo pedante e intimidente sempre insegnarci qualcosa, invece di confonderci.

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  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.