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Ecco perché non sarà il sovranismo a salvarci dalla “invasione”

Marco Taradash

Cosa si può fare per creare un'alternativa alla presenza delle ong nel Mediterraneo e cosa bisogna evitare per smontare il populismo sui migranti

Al direttore - Fra gli argomenti usati da Salvini per richiamare (a suo modo) l’attenzione sulle difficoltà dell’Italia da lui ritenute insuperabili di fronte all’immigrazione ce n’è uno che da tempo sostengo anch’io. Cioè che la presenza delle navi ong a ridosso delle acque libiche fornisce un innegabile aiuto agli organizzatori del traffico di esseri umani, come si dice oggi.

 

Il problema però è l’alternativa a questa situazione. Salvini dice di essere “stufo di vedere bambini che muoiono in mare”. Stufo magari non è un’espressione felice ma è indubbio che interpreta un sentimento comune. Nessuno di noi vorrebbe sapere che ogni giorno ci sono uomini, donne e bambini che annegano a poche miglia dalle nostre coste.

 

Costringere le ong ad attraccare in Francia Spagna Regno Unito o Olanda significa liberare il mare dalla loro presenza, perché nessuna di esse potrebbe sostenere i costi di tali viaggi. Bene o male che sia, ciò accadrebbe.

 

Ma, risolto il problema ong, che fare?

 

Salvini è convinto che a questo punto gli organizzatori del traffico getterebbero la spugna. E’ una previsione credibile? Da un lato i trafficanti che guadagnano fior di quattrini, dall’altra i migranti che dopo una drammatica traversata del deserto fino ai porti d’imbarco, dove subiscono ulteriori angherie, vogliono assolutamente partire.

 

Può darsi che nel lungo periodo possa diffondersi la convinzione che è inutile intraprendere il lungo cammino dalla Nigeria (16 per cento degli arrivi nel 2017, circa 18 mila persone), Guinea, Costa d’Avorio e Bangladesh (tutti tra l’8 e il 9 per cento degli arrivi, circa 9-10 mila persone a paese), dal Mali, Eritrea, Sudan, Tunisia, Marocco, Senegal, Gambia.

 

Nel lungo periodo queste migrazioni potrebbero interrompersi, forse. Ma certamente non nei prossimi mesi. Che fare quando le navi ong si fossero ritirate?

 

L’alternativa è secca. O si lasciano annegare alcune migliaia di persone oppure intervengono in soccorso le navi di stato, italiane ed europee.

 

La prima soluzione non sarebbe facilmente praticabile, diciamoci la verità, sia per ragioni umanitarie (Hitler non condividerebbe il punto) o per il diritto del mare, che impone il soccorso. Ed ecco che di nuovo l’Italia si troverebbe in prima linea per forza di cose e di geografia. Con l’aggravante che i migranti, in questa fase intermedia, verrebbero avvantaggiati dalla maggior sicurezza che, immagino, le navi militari offrono e in più potrebbero essere trasportati direttamente nei paesi che vorrebbero raggiungere. Ma allora questa fase intermedia non finirebbe mai, no? Fine della discussione sulle ong.

 

Concludo: usare i muscoli non serve a nulla. Le migrazioni per mare si sono radicalmente ridotte nel 2018. L’Italia ne accoglie il 40 per cento, la Grecia il 35, la Spagna il 25. In cifre assolute sono poche decine di migliaia. Ma naturalmente nessuno può prevedere il futuro. Di nuovo, allora che fare? Intanto non isolarsi, non cercare lo scontro per “acquistare centralità, ma trovare alleanze in Europa, specialmente con gli altri paesi oggetto di flussi migratori come Spagna e Grecia. E conquistare il consenso di Francia e Germania, i due paesi più propensi oggi ad accelerare il cammino dall’Europa di Maastricht, l’Europa intergovernativa, cioè degli Stati nazionali, naturalmente poggiata su un piano inclinato che spinge al nazionalismo, all’Europa dei cittadini europei, quella immaginata dai Padri fondatori.

 

L’Europa potrà allora essere da un lato più solidale (guardare però anche le cifre dell’accoglienza negli altri paesi) e soprattutto investire in una politica coordinata verso i paesi costieri o interni dell’Africa.

 

Il sovranismo è quanto di più distante da ogni possibile soluzione, convinciamocene. Peggio ancora l’alleanza con i paesi del gruppo di Visegrad o con Putin.

 

Questo governo farà danni, tanti danni, e la chiamata alle armi contro gli insulti “stranieri” alimenta l’orgoglio nazionale ma ci allontana da ogni soluzione possibile.

 

Ps. Se volete, potete partecipare alla costruzione di un’alternativa politica vincente, aderendo a CentroMotore, con una mail con nome città e informazioni utili a [email protected].

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