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Cosa ci dicono i dati Eurostat sui richiedenti asilo

Redazione

Il numero delle domande è tornato intorno ai livelli registrati nel 2014. In cinque stati il 78 per cento di tutti i nuovi candidati allo status nell'Ue. Cattive notizie per i sovranisti italiani

L'Eurostat nel suo nuovo bollettino ha snocciolato tutti i numeri dell'accoglienza dei richiedenti asilo nell'Ue. Durante il secondo trimestre del 2018, 136.700 richiedenti asilo hanno presentato per la prima volta domanda di protezione internazionale in uno degli stati membri dell'Unione europea. Si tratta di un aumento del 4 per cento rispetto al primo trimestre del 2018, quando ne erano stati registrati 131.400 ma non è la fotografia di un'emergenza migratoria: è un numero intorno ai livelli registrati nel 2014, prima dei picchi del 2015 e del 2016. La maggior parte delle domande proviene da siriani, afghani, iracheni e venezuelani. Il numero di richiedenti asilo è aumentato di più in termini assoluti proprio per le numerosissime domande presentate da cittadini del Venezuela (aumentate di 3.800 unità), della Turchia (più 1.700) e della Colombia (altre 1.700). Come ricordato dal Foglio, "a causa delle violenze, della fame e del caos politico, i venezuelani vogliono abbandonare il loro paese e, per un fatto di vicinanza linguistica e prossimità culturale in molti vorrebbero raggiungere la Spagna". Un flusso migratorio che mette in difficoltà, anche a livello di equilibri politici e di fragili alleanze, il governo socialista di Pedro Sánchez.

   

    

L'asilo è una forma di protezione internazionale concessa da uno stato sul proprio territorio. È rivolto a persone che non sono in grado di cercare protezione nel proprio paese, per timore di essere perseguitata per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza a un particolare gruppo sociale o opinione politica. Con 18.300 candidati tra aprile e giugno 2018, i siriani – il cui paese è devastato dal settimo anno di guerra – sono ancora il ​​gruppo più numeroso di persone in cerca di protezione internazionale in Ue e superano gli afghani (9.200 candidati per la prima volta), gli iracheni (8.400) e i venezuelani (7.600). Le persone provenienti da questi paesi rappresentano quasi un terzo di tutti i richiedenti asilo. Se le prime nazionalità in rapporto alle decisioni positive per concedere lo status di rifugiato in Ue sono Siria, Iraq e Afghanistan; in Italia le principali sono Nigeria e Somalia e solo dopo la Siria.

   

 

Nei risultati pubblicati da Eurostat ci sono parecchi punti che è interessante sviscerare: intanto che la maggior parte delle domande vengono presentate in Germania (33.00 richiedenti, il 25 per cento del totale europeo) e Francia (26.100, o 19 per cento), seguite dalla Grecia (16.300, o 12 per cento), dalla Spagna (16 200, o 12 per cento) e dall'Italia (13.700 o 10 per cento). Questi cinque stati rappresentano insieme il 78 per cento di tutti i nuovi richiedenti nell'Ue a 28. Ma l'Italia ha il tasso più basso di riconoscimento dello status di rifugiato nell'Ue, dopo la Slovacchia: appena il 10 per cento delle decisioni positive. 

 

Inoltre il numero di richiedenti è diminuito di più rispetto al trimestre precedente in Italia e Austria (entrambi meno 23 per cento) e in Belgio e Svezia (entrambi meno 10 per cento). Per contro, l'aumento maggiore è stato registrato in Spagna (più 85 per cento) e in Grecia (più 26 per cento). 

  

L'Italia (con 20.500 candidati in meno) è stato il paese con il più alto calo assoluto nel numero di coloro che hanno richiesto asilo per la prima volta, seguito dalla Germania (12.000 in meno).

   

Un altro dato interessante, da leggere anche alla luce dell'alleanza sovranista fra il governo gialloverde e quelli dei paesi del blocco di Visegrád (Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria) che più volte abbiamo segnalato come "suicida" per l'Italia, è quello che riguarda il tasso di richiedenti rispetto alla popolazione di ciascuno stato membro. Il tasso più alto è stato registrato a Cipro (1.656 richiedenti per milione di abitanti), seguito da Grecia (1.521), Malta (889) e Lussemburgo (703). Al contrario, i tassi più bassi sono stati osservati in Slovacchia (8 candidati per milione di abitanti), Estonia (11), Ungheria (15) e Lettonia (16). 

   

   

Come segnala su Twitter David Carretta, i dati Eurostat mostrano anche un altro fenomeno significativo: "La ridistribuzione dei migranti nell’Ue c’è già, in modo informale e illegale, attraverso i movimenti secondari". Proprio sui movimenti secondari si gioca un altro accordo che sembra un autogol per i nazionalisti italiani. L'intesa (invero ancora opaca) tra Italia e Germania è stata annunciata a metà settembre dal ministro dell’Interno tedesco Horst Seehofer, il leader ultraconservatore della Csu, alleato riottoso di Angela Merkel e potenziale partner strategico di Salvini per dare la spallata al Ppe moderato alle prossime elezioni europee. L'accordo prevederebbe che i migranti arrivati in Germania dopo essere approdati in Italia vengano rispediti indietro. Siccome le persone che attraversano il Brennero in direzione Berlino sono più di quelle che fanno il percorso inverso, difficilmente i leghisti potranno rivendersi questo accordo come un successo. Secondo vari analisti, l'intesa tra Roma e Berlino risulta di fatto un inasprimento del trattato di Dublino, che invece Salvini diceva di volere superare.