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Appello per il Movimento 12 stelle

Claudio Cerasa

La distruzione dell’Europa passa dal triangolo letale Putin-Trump-sovranisti. Le elezioni sono a un passo e l’Italia può essere un’avanguardia della resistenza costruendo un asse da Merkel a Tsipras. Ecco il progetto che può salvare l’Europa

Può davvero essere alternativo al governo populista un partito, parliamo del Pd, composto da numerosi dirigenti che per sconfiggere il populismo sognano di allearsi con uno dei due partiti populisti? Può davvero essere alternativo al governo populista un partito, parliamo di Forza Italia, composto da dirigenti che dicono all’unanimità che per sconfiggere il populismo occorre custodire con cura l’alleanza con uno dei due partiti populisti?

 

L’assenza di una sana e robusta opposizione capace di mettere in campo un progetto alternativo a quello del governo è uno dei grandi misteri di questa legislatura. Per buona parte dell’estate, l’opposizione svociata al governo sfascista sarà un tema che susciterà giustamente l’ironia di molti bagnanti. Ma quando l’estate sarà passata l’assenza di un’opposizione al governo gialloverde potrebbe diventare un’emergenza non inferiore a quella rappresentata dall’attuale esecutivo. E al contrario di quello che si potrebbe credere non c’entrano nulla le famigerate elezioni anticipate che potrebbero diventare un’ipotesi di studio in caso di scontro sulla prossima legge finanziaria.

 

C’entra, prima di tutto, un’elezione che per portata, per importanza, per valore, per dimensione e per contesto storico (c’entrano sia Putin sia Trump) è destinata a diventare uno spartiacque reale per le democrazie del nostro continente: un’elezione che da qualche settimana a questa parte rappresenta uno dei fattori che preoccupano maggiormente tutti coloro che ogni giorno devono decidere se investire o no quattrini in Europa. Naturalmente, parliamo delle europee del 2019 e parliamo di un appuntamento la cui portata al momento, nel nostro continente, sembra essere stata messa a fuoco soltanto dal presidente francese Emmanuel Macron: “In questi mesi – è il succo dell’intervento fatto la scorsa settimana da Macron a Versailles di fronte ai parlamentari della Repubblica – si sta svolgendo una battaglia che definirà il progetto dell’Europa del futuro e la battaglia è quella tra un nazionalismo feroce che trasforma le nostre democrazie e un europeismo maturo che le nostre democrazie le difende”. Al momento, Macron a parte, gli unici che sembrano aver capito la portata rivoluzionaria delle prossime elezioni europee sono i leader sovranisti europei, e la ragione per cui gli azionisti del governo italiano accettano di non ribellarsi in Europa ai partiti nazionalisti che discutono ogni giorno di immigrazione sulla pelle del nostro paese è proprio quella che avete capito: a differenza del 2014, quando i partiti antieuropeisti conquistarono circa un settimo dei seggi del Parlamento europeo, nel 2019 l’internazionale sovranista potrebbe costruire una grande coalizione antieuropea finalizzata a disintegrare l’Europa. Il pericolo è reale non tanto per la buona forma dei partiti sovranisti ma anche perché i partiti antieuropeisti potrebbero andare a pescare tra quei parlamentari del Partito popolare europeo eletti per esempio in Polonia e in Ungheria, che con i Salvini e le Le Pen hanno più punti in comune che con le Merkel e i Tajani.

 

A questo punto del ragionamento la domanda l’avrete forse intuita: che cosa fare di fronte a questo pericolo spaventoso? E come rispondere con un progetto offensivo e non solo difensivo a quelle forze politiche che riescono a costruire consenso con una serie di politiche che hanno un progetto simmetrico a quello trumpiano e putiniano, ovvero ridurre la potenza di fuoco del nostro Continente e fare passi veloci verso un processo non più di integrazione ma di disintegrazione dell’Europa unita e dunque dell’Eurozona? Ci sarà tempo per trovare i contenuti, le idee, le parole e i candidati giusti per fronteggiare – tra pulsioni illiberali, tendenze autocratiche, istinti nazionalisti, vocazioni protezioniste, revisionismi territoriali – la più grave minaccia mai corsa dall’Europa dal Dopoguerra a oggi. Ma prima ancora di pensare ai temi per una volta è necessario pensare alla formula giusta che le forze europeiste dovranno mettere in campo da qui al 25 maggio per proteggere il sogno europeo da una triangolazione potenzialmente mortale: Trump-Putin-sovranisti europei. E per stare all’Italia il ragionamento in fondo è più che logico: ciò che resta del centrodestra moderato e ciò che resta del centrosinistra illuminato piuttosto che perdere tempo e pensare a come allearsi domani con la Lega o con il Movimento 5 stelle, comincino a manganellare politicamente, e senza sconti, le due facce della stessa spazzatura populista. Il sistema elettorale europeo, che è un proporzionale, come sappiamo costringe i partiti a non allearsi con nessuno nei propri paesi ma offre la possibilità di costruire famiglie politiche transnazionali in vista delle alleanze che saranno necessarie dopo il voto. 

 

Sarà difficile che Forza Italia e soprattutto il Pd scelgano strade diverse rispetto a quelle che imboccheranno le rispettive famiglie europee (Ppe e Pse) ma data la particolare situazione in cui si trova oggi il nostro paese i partiti alternativi a Lega e Movimento 5 stelle dovrebbero trasformare le prossime elezioni europee per fare quello che Carlo Calenda (e non solo) sogna di fare un giorno alle elezioni politiche in Italia: un grande fronte repubblicano per mettere insieme tutti i partiti che pur partendo da posizioni diverse parlano la stessa lingua quando si confrontano su globalizzazione, commercio, antiprotezionismo, diritto d’autore, difesa comune, immigrazione. Per farlo è necessario non disperdere il consenso (no partitini, tutti nei partitoni), è necessario trasformare ciò che resta del centrodestra e del centrosinistra nelle vetrine del meglio che offre il nostro paese in termini di europeismo (Berlusconi sarà in campo, Renzi dovrebbe esserlo e se il Pd non candiderà Calenda dovrebbe farlo Berlusconi, cosa alla quale il Cav. chissà che non stia pensando davvero) ed è necessario costruire le condizioni per creare dopo le elezioni un fronte unico antipopulista a sostegno del prossimo presidente del Parlamento europeo. Un fronte che vada da Angela Merkel fino ad Alexis Tsipras passando per il Pse, il Ppe, En Marche!, Ciudadanos e tutti i soggetti politici alternativi allo sfascio populista. Quando si ragionerà di Europa, nei prossimi mesi, sarà chiaro a tutti che le nuove divisioni del mondo ormai si articolano lungo questa frontiera. Vale quando si parla di dazi. Vale quando si parla di apertura. Vale quando si parla di migranti. Vale quando si parla di solidarietà. Vale quando si parla di Africa. Vale quando si parla di Russia. Vale quando si parla di mercato unico. Vale quando si parla di copyright. Vale quando si parla di immigrazione – e chi sogna di chiudere l’Europa è anche chi l’Europa sogna di distruggerla.

 

Il futuro dell’Italia, più ancora che con la prossima legge di Stabilità, si decide il 25 maggio in Europa ed è un passaggio decisivo, forse senza ritorno, che per essere affrontato come si deve ha bisogno non di due partiti che fanno di tutto per portare dalla propria parte i due partiti populisti di governo ma di due partiti che facciano di tutto per dimostrare che il populismo è contagioso come la lebbra. In Europa, Macron sembra essere l’unico ad aver capito la portata di una partita persino più importante della finale dei Mondiali. Ma per farlo, almeno in Italia, è necessario un grande salto: farsi tentare meno dalle cinque stelle populiste e occuparsi di più delle dodici stelle europee. E’ la partita della vita. Conviene non farsela scappare via.

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  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.