foto LaPresse

Salvini va processato, ma non per politica

Redazione

Il fascicolo di Agrigento su Open Arms è legittimo. Non usarlo per altri scopi

Nemmeno un giudice a Berlino saprebbe scrivere una sentenza dritta su righe storte. Figuriamoci ad Agrigento. Alla notizia di essere stato indagato per sequestro di persona e omissione di atti d’ufficio per il caso Open Arms, un bis del caso Diciotti, Matteo Salvini ha attaccato i magistrati a modo suo: “Ma non avete cose più serie da fare?”. Non è difficile pronosticare che avrà ragione: che come per il caso Diciotti la Giunta per le immunità parlamentari del Senato voterebbe contro, che gli ex alleati Cinque stelle preferirebbero stare lontani da un processo riguardante la loro prima vita governativa. Ma soprattutto è facile prevedere che Salvini “se ne farà un baffo”, per usare l’espressione di Massimo Cacciari, e che il suo elettorato lieviterà ulteriormente.

  

Il leader della Lega è stato iscritto nel registro degli indagati per aver tenuto sequestrati a bordo, per venti giorni, 164 migranti, avendo piena “consapevolezza della situazione d’urgenza e il dovere di porvi fine”. Dal punto di vista della procura di Agrigento l’apertura del fascicolo è ineccepibile: se si ritiene che i reati siano stati commessi, e di fronte alla rivendicazione dell’ex ministro dell’Interno, “rifarei tutto, è una medaglia”.

 

Ma dal punto di vista dei suoi oppositori politici c’è molto da riflettere: un conto è difendere il punto del diritto internazionale e anche umanitario, un conto è pensare che una eventuale condanna di Salvini possa mutare il segno a certe politiche populiste, se non xenofobe.

 

Anche l’idea di indebolire Salvini per via giudiziaria, non potendolo battere nelle urne, non pare una buona idea (il giustizialismo, per sua natura, azzanna solo i potenti già in disgrazia). E se anche funzionasse, non sarebbe un bel passaggio per un paese democratico.

 

Ma un’altra cosa va detta: cadere nella trappola del giustizialismo contro Salvini – l’uomo che tra l’altro vuole gettare la chiave delle galere, capo del partito che della negazione dei diritti altrui fa le sue bandiere – è onestamente fuori luogo. Salvini in base alla sbandierata coerenza (che ha già dimostrato sul caso Diciotti di non avere) dovrebbe farsi processare. E in uno stato di diritto, su questo punto, difficilmente non verrebbe condannato. E lo sa anche Salvini.