Matteo Salvini (foto LaPresse)

Salvini ora dice che vuole essere processato per i migranti respinti

Luca Gambardella

Sui porti chiusi il ministro sfida tutti, da Conte agli alleati grillini fino alla magistratura. Di Maio replica: "L'Italia ha già avuto un uomo solo al comando". Autorizzato lo sbarco di bambini con famiglie dalla Sea Watch

Ormai in pieno clima elettorale, il ministro dell’Interno Matteo Salvini continua ad alzare il tiro delle provocazioni lanciate quotidianamente agli alleati di governo. Oggi, con una diretta Facebook, il vicepremier ha usato il pretesto dell’immigrazione e dell’ennesimo caso Sea Watch per attaccare direttamente il premier Giuseppe Conte e il M5s. Intanto è stato autorizzato lo sbarco dalla nave Sea Watch3 per sette bambini con i relativi genitori presenti a bordo (sette madri e tre padri) e un uomo con gravi problemi di salute, rendono noto fonti del Viminale. A proposito della nave dell’ong, Salvini aveva detto che “non c’è presidente del Consiglio che tenga o ministro dei 5 stelle” perché la sua posizione sullo sbarco dei 65 migranti, raccolti in mare mercoledì scorso, è netta: “C'è una nave olandese che vuole arrivare in Italia a ogni costo e io dico: no, assolutamente no. Mi assumo totalmente la responsabilità del blocco dell'immigrazione clandestina insieme al governo. A meno che qualcuno non abbia cambiato idea”.

 

Ma Salvini non si ferma qui e sfida anche la magistratura: "Il Tribunale dei ministri di Catania ieri ha ascoltato per ore il mio capo di gabinetto e l'ex capo del dipartimento dell'Immigrazione del Viminale, come se fossero pericolosi soggetti, in relazione al blocco di un barcone: state usando male i soldi pubblici degli italiani”, attacca il ministro. "Il 99 per cento dei magistrati fa bene il suo lavoro – ha aggiunto – ma se c’è qualcuno che invece usa il denaro pubblico e la sua carica per fare politica e processare un ministro che fa semplicemente quello che ritiene di dover fare, questo mi dà fastidio”.

 

Fino ad arrivare al colpo di scena: “Non convocate i miei collaboratori, convocate me, processate me: vengo io a Catania se volete ma vi chiedo come state usando il denaro pubblico". Insomma, adesso il ministro annuncia di essere pronto a farsi processare per le accuse di sequestro di persona aggravato avanzate dai giudici per il caso Diciotti. Non è la prima volta che Salvini dice di essere disponibile a essere ascoltato dagli inquirenti di Catania. Lo aveva fatto anche lo scorso gennaio, per poi rimangiarsi tutto e decidere di avvalersi dell’immunità parlamentare, con un voto dell’Aula che alla fine ha impedito ai giudici di procedere nei suoi confronti.

   

Allora il M5s aveva serrato i ranghi contro l’autorizzazione a procedere nei confronti dell’alleato di governo. Ma oggi, con l’avvicinarsi del voto per le Europee, le cose sono cambiate e Salvini sente che sulla politica migratoria non può più contare sul sostegno dei grillini, impegnati in una lenta presa di distanza dal ministro leghista. Luigi Di Maio contrattacca e critica in particolare la provocazione lanciata a Conte: “L’Italia ha già avuto il suo uomo solo al comando”, ha commentato il ministro dello Sviluppo e del Lavoro. E quando lunedì arriverà in Consiglio dei ministri la bozza del decreto sicurezza bis – sul quale il M5s ha già dichiarato la propria contrarietà – la crisi di governo potrebbe innescarsi in modo definitivo: “Se non viene approvato mi arrabbio”, ha minacciato oggi Salvini.

  

Sullo sfondo della propaganda elettorale restano i 65 naufraghi rimasti a bordo della Sea Watch 3. Nella notte la nave ha fatto rotta verso nord, portandosi nei pressi di Lampedusa, ma le motovedette della Guardia di Finanza le hanno impedito l’accesso nelle acque territoriali. La situazione sanitaria a bordo, a quasi tre giorni dal salvataggio, diventa sempre più critica: “Molti soffrono il mal di mare e sono a rischio disidratazione. La donna ustionata ha bisogno di trattamenti. I bambini (quelli a bordo sono 7, due dei quali hanno meno di sei mesi, ndr) sono traumatizzati dalla permanenza nelle prigioni libiche e rischiano ulteriori danni psicologici”.

  • Luca Gambardella
  • Sono nato a Latina nel 1985. Sangue siciliano. Per dimenticare Littoria sono fuggito a Venezia per giocare a fare il marinaio alla scuola militare "Morosini". Laurea in Scienze internazionali e diplomatiche a Gorizia. Ho vissuto a Damasco per studiare arabo. Nel 2012 sono andato in Egitto e ho iniziato a scrivere di Medio Oriente e immigrazione come freelance. Dal 2014 lavoro al Foglio.