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Al genio della lampada chiediamo più sicurezza. Ma solo per noi o per tutti?

Ugo Cornia

La criminalità percepita e il bere che vince sul male

Si dice così di frequente che gli italiani vogliono più sicurezza. Il dato lo si ricava certamente a priori da alcuni sondaggi e a posteriori da alcune scelte di voto. Probabilmente sarà vero. E devo dire che mi capita spesso di tornare a casa da solo verso mezzanotte dopo avere un po’ sbevazzato con qualche amico, e qualsiasi coglione potrebbe darmi una botta in testa e derubarmi senza fatica (se gli va bene un cinquanta euro, se gli va male un venti, ma ho anche un bancomat sotto casa per cui potremmo trattare e arrivare tipo a ti do centocinquanta euro se non mi picchi), quindi, tornando al tema sicurezza, piace anche a me la sicurezza, e forse parlo così perché qui a Modena mi sono sempre sentito abbastanza al sicuro.

 

Però vorrei dire anche questo: mi sembra che il problema stia nella natura della domanda, che, in modo più o meno inespresso, viene posta sempre così: per quanto riguarda la sicurezza, sul piano della sicurezza, preferite avere più sicurezza o preferite avere meno sicurezza? Adesso io, come i migliori scienziati che stanno intuendo qualcosa ma non hanno leggi scientifiche per dimostrarlo sul momento, vorrei proporre un tipico esperimento mentale. Immaginatevi, visto che avete un po’ di tempo libero, di andare in un mercatino di modernariato. Guardate la roba esposta sui banconi, vedete uno strano oggetto di ottone, l’oggetto vi incuriosisce e chiedete che cos’è, e il venditore vi dice che è una lampada a olio.

 

“Quanto costa?” dite voi. “Sette euro” dice il venditore. Pensate che una bella lampada a olio può fare proprio comodo quando va via la luce. Affare fatto. Comprate la lampada e ve la portate a casa, ma essendo un po’ ossidata andate subito a prendere il sidol e uno straccetto e iniziate a ripulire la lampada perché torni bella e brillante. Ed ecco che di colpo, mentre state strofinando, dalla lampada inizia a uscire un po’ di fumo che assume l’aspetto di un arabo di Baghdad di settecento anni fa che ti dice: “Sono il genio della lampada, esprimimi tre desideri e io te li esaudirò”.

 

Ma tu sei uno di quei tipici italiani attuali e quindi dici al genio: “Voglio più sicurezza”. Il genio, che viene da Baghdad e non si orienta bene col concetto sicurezza di oggi, ti chiede: “Cioè?”. Allora tu gli dici: “1. Voglio delle grate a tutte le finestre e una porta blindata”. “Fatto”. E l’italiano guarda in tutte le stanze e vede che ci sono le grate a tutte le finestre e che la porta è blindata. “2. Voglio che vengano assunti duecentomila nuovi poliziotti”. “Fatto”. E l’italiano vede che ci sono due poliziotti che passeggiano davanti a casa sua e chiacchierano con la bella fornaia del forno sotto casa fumandosi una sigaretta. “3. (un 3 che non sia troppo facile non mi viene in mente per cui non ce lo metto)”. Il genio, che si manifesta ogni settecento anni, quindi deve aspettare il 2719, bisogna proprio dirlo, ritorna nella lampada un po’ deluso e si fa qualche domanda su come è andata con l’animo umano da Baghdad a oggi. Però ha fatto bene il suo lavoro e quindi è a posto con se stesso. L’italiano è contento e sta a guardarsi per ore le sue grate alle finestre, per le quali non ha speso una lira.

 

Ma immaginiamoci, facendo un esperimento mentale un pelo differente, che quello che ha comprato la lampada sia io e siamo al punto che il genio mi dice di esprimere i tre desideri, e io gli dico: “1) vorrei qualche amica bella, simpatica, che faccia da mangiare delle robe buonine e le piaccia stare a letto nuda con me mezzo pomeriggio a ridere e a farsi qualche scopatina”. “Fatto”. “2. Vorrei un milione e mezzo di euro in oro e valute pregiate sul mio conto corrente”. “Fatto”. “3. Vorrei una salute di ferro”. E lì il genio mi stupisce, dando mostra di un certo socialismo arabo medievale, perché mi chiede: “La vuoi a livello individuale o in forma di miglior sanità pubblica possibile portata ai livelli tecnologici del 3150 d. C. ?”. “Per me cosa cambia?”. “Niente” “Allora facciamo la sanità pubblica”. “Fatto”. E il genio poi rientra nella sua lampada più contento, si vede. E anch’io, che mi vedo subito una bella amica, cerco le sigarette e mi trovo dei dobloni d’oro in tasca, trovo le sigarette e ne accendo subito una tanto non crepi più con la sanità del 3150. Se mi piacesse mi verserei anche un bicchiere di whisky, perché come diceva ieri il mio amico Giuliano Della Casa, versandomi un bicchiere di lambrusco mentre stavamo mangiando delle ottime tagliatelle, “il bere trionferà sempre sul male”.

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